Apprendiamo
oggi dalla stampa che la Procura di Cagliari ha avviato un'inchiesta
sull'iter amministrativo che ha portato al finanziamento del nuovo
inceneritore di Tossilo, partendo da una
relazione inviata dal nostro Comitato (così riporta La Nuova
Sardegna).
Non è
nostro compito entrare nel merito del lavoro della Procura, ma
certamente il suo interesse nella vicenda rafforza i nostri dubbi
sulle anomalie e illegittimità delle procedure seguite per
il progetto di un nuovo inceneritore a Tossilo, dubbi che, in
questi anni, più volte abbiamo segnalato a tutti i soggetti
interessati, non solo alle Procure di Nuoro, Oristano e Cagliari, ma
anche a ASL, ARPAS, Regione, Provincia, Comuni, Ufficio SAVI,
presidente, assessori e consiglieri regionali. Tutto il nostro lavoro
è stato fatto in totale correttezza e
trasparenza ed è consultabile da tutti nel nostro blog.
In
questa vicenda, ciò che emerge sempre più in modo preoccupante è
che la politica non sta tutelando gli
interessi dei cittadini. Certo, occorre fare qualche distinguo tra la
politica locale, provinciale e regionale, ma il quadro che ne viene
fuori è comunque desolante e sconcertante.
Cosa
abbiamo sempre denunciato?
1)
L'illegittimità degli atti e la loro incoerenza con la
pianificazione regionale
Il
Commissario liquidatore del Consorzio Industriale di Tossilo
soppresso dal 2008, invece
di occuparsi di liquidarlo, propone e ottiene finanziamenti
consistenti con atti che il Comitato ha denunciato come illegittimi e
incoerenti con la pianificazione regionale.
Il Piano Regionale
sulla Gestione dei Rifiuti infatti mette in capo alla Regione
Sardegna, tramite l’Autorità d’Ambito, mai costituita, la
competenza degli impianti di trattamento/smaltimento dei rifiuti e
l’affidamento della loro gestione, mediante procedure ad evidenza
pubblica.
Inoltre la delibera
regionale di adozione e approvazione del piano prevede, tra i 5
scenari a 2 o a 3 poli di smaltimento/incenerimento, la realizzazione
dello scenario a due poli (Macchiareddu/ Capoterra e Nord
Sardegna/Sassari), riservando all’impianto di Tossilo il suo
adeguamento per andare in dismissione con la realizzazione dei due
poli.
Nella vicenda di
Tossilo in realtà, oltre ad una richiesta illegittima, il
commissario liquidatore del Consorzio ha di fatto scelto e imposto a
tutta la Regione uno scenario di smaltimento/incenerimento a 3 poli,
diversamente da quanto previsto dalla deliberazione di Giunta
regionale.
Occorre rimarcare a
questo riguardo che le amministrazioni locali si sono mosse in
maniera differente; i comuni di Birori, Bortigali e Sindia (giusto
per citare la maggioranza dei comuni che hanno costituito il
consorzio in liquidazione dal 2008), hanno più volte adottato
delibere contro la realizzazione del nuovo inceneritore, delle quali
non si è tenuto conto.
I comuni di Macomer
e Borore invece hanno sostenuto una posizione ambigua e
contraddittoria prima approvando un documento di sintesi che si pone
in antitesi al quadro progettuale e programmatico proposto dal
Consorzio e poi tacendo sulla scelta operata dallo stesso. Il
documento testualmente recita “In Sardegna risultano
sufficienti due impianti di smaltimento il primo con riferimento
all’area metropolitana di Cagliari e alla Sardegna centro
meridionale (l’impianto esistente del Casic) il secondo da
realizzare nel corridoio territoriale Sassari-Olbia e avente
riferimento la Sardegna Centro-settentrionale. Sono del tutto
sbagliate soluzioni diverse e visibilmente irragionevoli: non è,
quindi, accettabile la soluzione Ottana proposta qualche anno fa
dalla Giunta Soru, né qualunque altra soluzione similare posta nel
centro Sardegna”. Il documento prosegue sostenendo
che il nuovo impianto dovrà funzionare solo ed esclusivamente nella
fase transitoria che potrà durare 5/8 anni: “nessuna
disponibilità alla sua implementazione produttiva, nessuna
disponibilità alla sua operatività nel medio e lungo periodo”.
Cosa significa tutto
questo?
Significa che il Consorzio di Tossilo, evidentemente “all’insaputa” delle
Amministrazioni di Borore e Macomer, ha effettuato una di quelle
scelte che il documento di sintesi sopracitato ha definito
inaccettabili, con i due sindaci che non hanno sentito il dovere
etico e morale, prima ancora di quello politico, di contrastare il
progetto del nuovo inceneritore contrario ai
principi da loro stessi enunciati nel documento di sintesi.
2) Le
contraddizioni a livello provinciale
Anche a livello
provinciale il quadro è composto da atti di importanza rilevante e
da comportamenti contraddittori della politica.
La Provincia di
Nuoro si è dichiarata sin dal 2012 a favore del superamento della
tecnologia dell’incenerimento, rimarcando la necessità di
costruire un sistema alternativo in sintonia con le proposte
formulate dal Comitato NBF. Più recentemente, nel mese di novembre 2014, ha anche approvato un documento sulle problematiche dello
smaltimento dei rifiuti che richiede la sospensione dell’attuazione
del nuovo inceneritore (vedi qui). Questo documento non è stato mai trasmesso
all’ufficio SAVI, né all’ufficio AIA provinciale, ed è stato
tenuto ”nascosto sino ad oggi”, a rimarcare la forza prepotente e
arrogante di chi lavora dietro le quinte per salvaguardare interessi
inconfessabili.
Come se non
bastasse, nel mese di gennaio del corrente anno il presidente della
Provincia, in piena fase di procedura di valutazione dello SIA, ha
ritenuto opportuno sostituire la responsabile dell’ufficio AIA, che
aveva seguito sin dall’inizio l’iter della procedura effettuando
anche numerose osservazioni contrarie all’impianto dello SIA per la
realizzazione del nuovo inceneritore.
Riteniamo questo
episodio quanto meno sospetto di una intromissione della funzione
politica nelle prerogative amministrative, che a nostro avviso si è
tradotto in un pesante condizionamento della procedura di VIA.
3) Le nostre
preoccupazioni per la salute, l'ambiente, le produzioni
agro-pastorali.
La presenza delle
diossine nel nostro territorio è stata accertata già nel 2010, come
comunicato dalla ASL di Nuoro e dallo stesso sindaco Succu. (vedi qui)
Noi abbiamo sempre
richiesto di conoscere su quali controlli e dati si basassero quelle comunicazioni, ma non abbiamo mai avuto risposta dalla ASL o dagli
amministratori comunali, né abbiamo mai saputo se fossero stati
adottati i conseguenti provvedimenti precauzionali.
4) La delibera
della giunta regionale
A livello regionale
la politica ha manifestato più di una contraddizione e la vicenda di
Tossilo ha fatto vacillare persino la tenuta della stessa maggioranza
che governa la regione.
Nonostante la
presentazione di una proposta di Legge regionale di moratoria di 5
anni contro gli inceneritori, firmata e deposita nel mese di febbraio
da 16 consiglieri di maggioranza e la posizione contraria alla
realizzazione del nuovo impianto di Tossilo espressa da altri
numerosi consiglieri regionali, la Giunta regionale, con delibera
“d’urgenza”, ha fatto proprio il parere positivo dell’Ufficio
SAVI alla realizzazione del progetto.
Sul parere del SAVI
occorrerebbe effettuare più di una considerazione, ci limitiamo qui
a sottolineare che l’istruttoria è stata caratterizzata da una
eccessiva fretta, soprattutto nell’ultima fase dopo il deposito da
parte del Consorzio delle controdeduzioni alle numerose e corpose
osservazioni, e paradossalmente sono state invece considerate,
secondo noi, valutazioni incomplete e scorrete sullo stato di salute
dei cittadini e sull’incidenza ambientale e pareri non dati, come
quello dell’ufficio AIA della provincia di Nuoro, che ci risulta
non sia potuto entrare nel merito delle controdeduzioni.
Siamo convinti in
ogni caso che l’ufficio, nonostante le rassicurazioni date, non
abbia tenuto nel dovuto conto le numerose criticità dello SIA
segnalate dal Comitato, dall’Associazione Medici per l’Ambiente,
da diverse amministrazioni e numerosi cittadini, assecondando,
secondo noi, una lobby inceneritorista, presente da sempre negli
uffici della Regione, che ha condizionato e “intrappolato” la
Giunta regionale.
L’Ok della Giunta
regionale, che ha dato il via al proseguimento dell’iter
autorizzativo, è stato un atto di arroganza, perché giunto alla
vigilia di una manifestazione organizzata dal Comitato, ma allo
stesso tempo è stato anche un atto di debolezza perché ha
evidenziato la sua incapacità a confrontarsi con i cittadini e
intraprendere una politica adeguata per affrontare le nuove sfide nel
campo della gestione dei rifiuti, come fra l’altro annunciato nel
programma elettorale.
La
politica e la tutela degli interessi dei cittadini
Riteniamo che non
tutto sia perduto, ci sono sufficienti margini affinché il nuovo
inceneritore non si realizzi a patto che la politica locale,
provinciale e regionale tuteli l’interesse dei cittadini e svolga
appieno il proprio ruolo.
Nella prima decade
di maggio si terrà probabilmente la conferenza di servizi conclusiva
per il rilascio dell’AIA da parte della Provincia di Nuoro, e
questa sarà forse l’ultima occasione per bloccare definitivamente
il progetto, per impedire che il Consorzio stipuli il contratto con
l’impresa aggiudicatrice del bando di gara, evitando, oltreché il
danno finanziario che deriverebbe da un blocco tardivo del progetto,
anche la beffa per la realizzazione di un progetto che la stragrande
maggioranza dei cittadini non vuole e che anche una parte consistente
della politica locale, provinciale e regionale dice di non volere.
Occorre però che la Provincia e i Comuni interessati (in particolare
quelli che hanno costituito il Consorzio) richiedano formalmente e
con forza di poter partecipare alla conferenza di servizi conclusiva
dell’AIA per esprimere la loro contrarietà, non considerata,
secondo noi, nel procedimento di Valutazione Ambientale concluso dal
SAVI;
Occorre che a livello regionale venga assunto un atto immediato che
sospenda il progetto del nuovo inceneritore di Tossilo per poter
procedere contestualmente e urgentemente alla
revisione del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, oramai datato
e non più commisurato alle effettive esigenze impiantistiche della
nostra Regione.
Il Comitato, al di
la di ciò che la politica locale, provinciale e regionale riuscirà
a realizzare, non si fermerà e anche in caso di rilascio dell’AIA,
terrà alta la mobilitazione per intentare un ricorso al TAR ed
eventualmente al Consiglio di Stato.
Proprio il Consiglio
di Stato ha recentemente annullato l’AIA rilasciata dalla
Provincia di Grosseto all'inceneritore di Scarlino, in una vicenda
molto simile alla nostra, ribadendo che il rilascio delle
autorizzazioni deve conseguire
soltanto all’esito di un’indagine epidemiologica completa sulla
popolazione dell’area interessata e che l’oggetto della VIA non
è l’inceneritore in sé, ma è l’ambiente che deve sostenerlo.
Cioè, con la procedura di VIA si deve verificare, in un dato
territorio, la capacità dell’ambiente e della popolazione di
sostenere le ulteriori emissioni, previste con l’avvio di un nuovo
impianto pericoloso.
Certamente però
un'evoluzione della vicenda che dovesse vedere i cittadini costretti
a ricorrere al TAR e al Consiglio di Stato, rappresenterebbe
un'ennesima e gravissima sconfitta della politica.
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