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lunedì 2 marzo 2015

Ancora osservazioni al SAVI

Il Consorzio Industriale ha presentato la proprie controdeduzioni alle osservazioni per lo SIA del nuovo inceneritore di Tossilo, ma il Servizio SAVI non ha ritenuto opportuno riaprire la procedura di consultazione del pubblico, come previsto dall'allegato A alla Del. della G.R. n. 34/33 del 07.08.2012.  Ci ha però fatto sapere che eventuali nostre osservazioni sarebbero state prese in considerazione, purché inviate al più presto. 
Abbiamo perciò avuto solo poche ore  per inviare un documento (riportato di seguito) nel quale abbiamo messo in evidenza le più evidenti incongruenze in relazione alla salute e all'ambiente, ma non abbiamo avuto il tempo di entrare nel merito di tutti gli altri aspetti critici già segnalati e ai quali il Consorzio non ha dato risposte credibili.  
Rimangono dunque in piedi tutte le  osservazioni già inviate.
Attendiamo  fiduciosi l'esito della procedura, certi che qualora le nostre preoccupazioni non trovassero accoglimento ci muoveremo, insieme ai cittadini, per portare in altre sedi la nostra dura battaglia contro il rilascio della VIA e dell'AIA al progetto per il nuovo inceneritore di Tossilo. 

_____________________________________________________________
Oggetto: Osservazioni alle controdeduzioni allo SIA relativo alla “realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione da 30 MWt presso il sistema di trattamento Rifiuti di Macomer/Tossilo”

I sottoscritti ___________________________, per conto e in nome rispettivamente del Comitato Non Bruciamoci il Futuro di Macomer e dell’Associazione ZERO WASTE Sardegna, sottopongono alla Vostra attenzione alcune osservazioni alle controdeduzioni depositate dal Consorzio Industriale in liquidazione di Tossilo relative allo SIA per la “realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione da 30 MWt presso il sistema di trattamento rifiuti di Macomer/Tossilo”

Stato di salute delle popolazioni
Lo stato di salute delle popolazioni coinvolte e presenti nell’area interessata dall’inceneritore in questione non è stato convenientemente disaminato e considerato e manca un “previo e puntuale studio epidemiologico dell’area interessata dalla realizzazione dell’impianto”.
Il Consorzio Industriale nelle controdeduzioni ha presentato una “Valutazione dello Stato di Salute della popolazione residente nelle zone industriali di Ottana e Macomer e nelle zone di Nuoro, Siniscola e Sorgono” come prima fase di uno studio relativo alle Analisi delle principali cause di morte nella ASL di Nuoro negli anni dal 2000 al 2009 “ ed integrazione dei dati per il periodo 2011-2013 a cura del Servizio Epidemiologico della stessa ASL, che è stato già oggetto di valutazione da parte dell’Associazione ISDE nell’ambito delle osservazione allo SIA. Tali valutazione hanno dimostrato che l’andamento temporale dell’incremento del tasso di mortalità per tutte le cause, comprese quelle relativi ai tumori, confrontando i dati del triennio 2011-2013 con il quadriennio 2006-2009, sia notevolmente più alto nel distretto di Macomer rispetto agli altri distretti presi in esame, elemento rilevante non riportato nello studio, come riportato nelle seguenti tabelle.

MORTALITA’ GENERALE (M+F) NEI 3 PERIODI PRESI IN CONSIDERAZIONE DALL’ASL DI NUORO
Distretti
2000-2003
2006-2009
2011-2013
Differenza 2011-2013/ 2000-2003
Differenza
2011-2013/ 2006-2009
MACOMER
98,82
78,73
88,11
-10,71
+9,38
OTTANA
110,70
94,29
95,25
-15,45
+0,96
SORGONO
104,12
92,25
87,89
-16,23
-4,36
SINISCOLA
104,34
82,25
83,67
-20,67
+1,42
NUORO
107,10
93,33
93,93
-13,17
+0,6
ASL 3
105,41
89,41
90,84
-14,57
+1,43

MORTALITA’ PER TUMORE (M+F) NEI 3 PERIODI PRESI IN CONSIDERAZIONE DALL’ASL DI NUORO

Distretti
2000-2003
2006-2009
2011-2013
Differenza
2011-2013/ 2000-2003
Differenza
2011-2013/
2006-2009
MACOMER
26,91
24,21
29,60
+ 2,69
+ 5,39
OTTANA
28,17
28,52
29,72
+ 1,55
+ 1,20
SORGONO
29,05
28,04
25,75
- 3,30
- 2,29
SINISCOLA
26,40
23,48
25,30
- 1,10
+ 1,82
NUORO
31,55
30,67
29,83
- 1,72
- 0,84
ASL 3
29,33
27,91
28,43
- 0,90
+ 0,52


Al punto 3. dell’allegato 04- Impatto sulla salute pubblica - Analisi dello stato di salute della popolazione - ANALISI BIBLIOGRAFICA, il proponente prende in considerazione 2 soli studi: lo studio commissionato da Federambiente al LEAP sul tema “Emissioni di poveri fini e ultrafini da impianti di combustione” e il progetto MONITER promosso dalla Regione Emilia Romagna e da ARPA.
Sulla base di questi documenti, al punto 3.1.3 vengono tratte le seguenti Conclusioni:
Pertanto, il complesso delle valutazioni che emergono dallo studio evidenziano come l'attività di termovalorizzazione di rifiuti , pur contribuendo come tutte le combustioni alle emissioni di PU , non mostra allo stato attuale elementi scientifici, né probanti né sospetti, che possano giustificare per la combustione dei rifiuti un ruolo più critico (ai fini delle emissioni di particolato ultra-fine) di altre combustioni di materiale solido o, più in generale, di altri combustibili, per escludere a priori questa tecnica di smaltimento e recupero di energia in quanto fonte particolarmente importante di nano polveri.”

Si osserva che:
  1. Sullo studio commissionato da Federambiente, val la pena evidenziare che Federambiente, un’associazione di imprese, aziende e consorzi che gestiscono servizi di igiene pubblica,  ha tra i suoi obiettivi prioritari quello di promuovere gli interessi degli associati,  diversi dei quali gestiscono impianti di incenerimento. Non a caso tra i suoi soci figura anche la Tossilo Tecnoservice SPA.
  1. Il secondo studio preso in esame dal Proponente è lo studio Moniter, dell'ottobre 2011, finanziato dalla Regione Emilia Romagna

Entrando nello specifico dello studio, si legge quanto segue:
    1. Effetti a lungo termine sulla popolazione residente
  • Nella coorte generale, trend positivo per la mortalità per tumori primitivi del fegato nei soli uomini, associato ad eccesso statisticamente significativo nei gruppi maggiormente esposti (IV e V) rispetto ai meno esposti……
  • Nella coorte generale, trend positivo per l’incidenza dei tumori primitivi del pancreas nei soli uomini (confortato da un eccesso di mortalità nel confronto tra esposti delle categorie II-V rispetto ai meno esposti). Il trend negli uomini è riconoscibile anche nella “coorte 91”…..
  • Nella “coorte 91”, trend positivo per la mortalità per cancro della vescica negli uomini……
  • Trend positivo per la mortalità per cancro del colon nelle sole donne limitatamente alla sottocoorte dei residenti dal 1991…….
  • Trend positivo per l’incidenza del cancro del colon nelle sole donne nella “coorte Modena”……
Un commento a parte meritano le osservazioni sulla   incidenza di linfomi non Hodgkin nella “coorte Modena”. ......... se si raggruppano i dati relativi ai due sessi nella categoria di massima esposizione, emerge - rispetto alla categoria di minima esposizione - un rischio relativo di 1.86 (0.92-3.74), basato su 26 casi. L’osservazione corrisponde ad alcune segnalazioni in letteratura - anche in un recente studio francese - ma è di difficile interpretazione dato che non viene riprodotta nelle altre coorti studiate in Emilia-Romagna.

Effetti riproduttivi “:
Il rischio relativo è il fattore per il quale è moltiplicata la probabilità di ammalarsi nel campione degli esposti rispetto al campione di non esposti. L’intervallo di confidenza (IC) 95% è l’intervallo di valori nel quale vi è 95% di probabilità che si trovi il vero valore del rischio relativo. …
.per la proporzione di nati pre-termine, e per la proporzione di nati piccoli per età gestazionale, i confronti interni alla popolazione studiata hanno mostrato in modo statisticamente significativo un rapporto dose-risposta tra stima dell’esposizione e stima del rischio. Per l’esito “nati pre-termine”, il rischio per il gruppo maggiormente esposto relativo al gruppo meno esposto è stato 1.75, con limiti di confidenza 95% che escludono l’unità. Per l’esito “nati piccoli per l’età gestazionale” il corrispondente rischio è stato 1.21, con limite di confidenza 95% inferiore 0.93. …..
L’associazione tra esposizione ad inceneritori e l’aumento delle nascite pretermine non è verosimilmente attribuibile a distorsioni nel disegno dello studio e neppure a confondenti non controllati. La natura causale di questa associazione non è certa ma è fortemente suggerita dal gradiente dose-risposta e dal fatto che osservazioni analoghe sono state descritte in studi effettuati in altre circostanze, da parte di altri ricercatori. Analogo discorso meritano le osservazioni sull’esito “piccoli per età gestazionale” E’ in corso una estensione dello studio sugli esiti delle gravidanze ad anni successivi al 2006. I risultati di tale studio forniranno un elemento per valutare se la situazione di rischio persiste in anni più recenti.........
Non possono invece essere sottovalutati i risultati delle analisi relative agli effetti a breve termine sugli esiti delle gravidanze. E’ stato identificato un aumentato rischio di nascite pretermine (e - con minor evidenza statistica - di neonati piccoli per età gestazionale) verosimilmente di natura causale, non attribuibile ad alcun specifico inceneritore. “

Lo studio MONITER è stato presentato pubblicamente il 2 dicembre 2011. Durante la presentazione dei risultati, il Presidente del comitato unificato scientifico Benedetto Terracini ha smentito il comunicato ufficiale della Giunta nel quale si escludeva qualsiasi rischio sanitario, nascondendo e falsando i risultati dello studio. Egli si è apertamente dissociato dal comunicato stampa della giunta regionale, affermando che lo studio ha invece rilevato diverse criticità.
Diversi relatori, come uno dei membri del Comitato Scientifico, il dottor Marco Martuzzi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, lo ha ben evidenziato sostenendo la 'non totale assenza di effetti sanitari' ed invitando al 'principio di precauzione' chiedendo che venissero in futuro analizzate le nano polveri e 'vista la già cospicua presenza d'inceneritori in questa Regione sarebbe il caso di non vederne di più' .
Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei medici regionale che ha diretto proprio lo studio Moniter ha affermato che : Non vi è dubbio come il futuro dello smaltimento dei rifiuti urbani non potrà essere quello dell’incenerimento, perché gli inceneritori non danno garanzia di sicurezza. Questo studio conferma alcuni aspetti. Nessuno studio può essere conclusivo, ma questo dimostra che i nati pretermine sono bambini che nascono prima perché le mamme hanno vissuto vicino agli inceneritori. Quindi c’è una conferma di alcuni esiti. (Comunicato ordine dei medici http://noinceneritorepadova.it/wp-content/uploads/ 2011/12/20111217-FRER-su-Moniter-comunicato-stampa-definitivo.pdf)

Quanto qui riportato smentisce anche le semplicistiche e rassicuranti conclusioni del Proponente.

Numerosi studi, non citati dal Proponente, confermano la correlazione inceneritori-patologie tumorali. Ne citiamo solo alcuni:

  1. I medici di famiglia hanno espresso la loro opinione sugli inceneritori,
Notiziario FIMMG - Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, maggio 2006
Gli inceneritori di ultima generazione con le loro alte temperature nei forni contribuiscono grandemente alla immissione nell'ambiente di polveri finissime che costituiscono un rischio sanitario ben più grave delle note polveri PM10. L'incenerimento dei rifiuti, fra tutte le tecniche di smaltimento, è quella più dannosa per l'ambiente e per la salute umana. Gli inceneritori producono ceneri (sono un terzo del peso dei rifiuti in ingresso e si devono smaltire in discariche speciali) e immettono nell'atmosfera milioni di metri cubi al giorno di fumi inquinanti, contenenti polveri grossolane (PM10) e fini (PM2,5) costituite da nanoparticelle di metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine, estremamente pericolose perché persistenti e accumulabili negli organismi viventi.
Queste "nanopolveri", sfuggendo ai filtri dell'inceneritore, non vengono nemmeno rilevate dagli attuali sistemi di monitoraggio delle emissioni degli inceneritori e non sono previste dai limiti di legge cui gli impianti devono sottostare. Inoltre a fronte di
emissioni cancerogene identificate da tempo dai ricercatori (diossine, furani, metalli pesanti) gli inceneritori emettono centinaia di sostanze di cui è sconosciuto l'impatto sulla salute umana, così come risultano non ancora indagati gli effetti della combinazione di vari inquinanti.....”

  1. Studio dell'AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) “Progetto Ambiente e Tumori”, 2011

Obiettivo dello studio: descrivere le principali evidenze scientifiche relative all’incremento di rischio per patologie oncologiche nelle popolazioni esposte all’inquinamento da inceneritori.
Risultati: particolarmente importanti risultano gli eccessi nel complesso dei tumori, neoplasie polmonari, linfomi non Hodgkin, sarcomi dei tessuti molli e neoplasie infantili.
Conclusioni: le evidenze scientifiche acquisite negli studi più attenti alla valutazione dell’esposizione delle popolazioni hanno rilevato un aumentato rischio di cancro ed altre patologie. Siamo preoccupati per il fatto che i miglioramenti tecnologici degli impianti di nuova generazione non riescono a compensare i rischi connessi all’aumento della loro capacità e veloce diffusione sul territorio così come non riescono a trattenere ed abbattere ingenti quantità di particolato ultrafine.
  1. Uno studio caso-controllo condotto a Trieste ha mostrato un aumento statisticamente significativo del rischio di morte per tumore polmonare associato alla vicinanza con un inceneritore, rispetto ad altre fonti di rischio presenti nel territorio (gazio C, Bovenzi M, Stanta G. Pollution and lung cancer in Trieste; Italy spatial analysis of risk as a function of distance from sources. Environ Health Perspect 104(7): 750-54 1996 )
  1. Un ampio ed importante studio geografico-ecologico condotto in Inghilterra su 72 inceneritori e su una popolazione di 14 milioni di persone ha evidenziato che, all’allontanarsi dagli impianti, diminuiva significativamente l’incidenza dell’insieme dei tumori attribuibile particolarmente al cancro al polmone, stomaco, colon e fegato. Questo studio appare particolarmente importante per numerosità della casistica e tipologia delle neoplasie esaminate. (Elliott P, Shaddick G, Kleinschmidt I, Jolley D, Walls P, Beresford J. Cancer incidence near municipal solid waste incinerators in Great Britain. Br J Cancer; 73(5):702-710 1996 ).
  1. La relazione tra tumori pediatrici ed esposizione ad emissioni da inceneritori è stata esaminata da Knox: è stato analizzato il ruolo svolto nell’insorgenza dei tumori infantili dall’esposizione precoce alle emissioni prodotte da impianti di incenerimento (70 di RSU e 307 piccoli inceneritori ospedalieri). Analizzando i decessi per cancro infantile (0-14 anni) dei soggetti che avevano trasferito la loro residenza durante il periodo compreso tra la nascita e la morte ed esprimendo il Rischio Relativo (RR) sotto forma di rapporto tra i casi che si erano allontanati e quelli che si erano avvicinati rispetto alla sorgente, lo studio ha evidenziato che tutti i rischi sono significativamente superiori ad 1; in particolare 1.85, 2.01 e 1.73 per cerchi di raggio pari a 4, 5 e 6 km, rispettivamente. (Knox EG, Childhood cancer, birthplaces, incinerators and landfill sites. Int. J Epidem 29: 391-7 2000).
Alcuni studi hanno poi associato l’emissione di diossine da parte di inceneritori con linfomi non Hodgkin (LNH) e sarcomi dei tessuti molli (STM)
  1. Uno studio francese ha indagato l’associazione tra emissioni di diossina e LNH, estendendo lo studio a quattro dipartimenti in cui operavano inceneritori di RSU. È stato usato un modello computerizzato per la stima della dispersione atmosferica delle diossine, trovando una relazione statisticamente significativa con un RR = 1.120 (IC 95% = 1.002-1.251). Anche altri studi italiani hanno confermato eccessi di linfomi per esposizioni a diossine. (Floret N, Mauny F, Challier B, Arveux P, Cahn JY, Viel JF. Dioxin emissions from a solid waste incinerator and risk of non Hodgkin lymphoma. Epidemiology14(4) 392-98 2003 ).
  1. Uno studio caso-controllo condotto a Mantova ha valutato il rischio di incidenza per STM associato alla residenza nei dintorni di un inceneritore di rifiuti industriali. Lo studio ha esaminato 37 casi e 171 controlli ricostruendone la storia residenziale per circa 30 anni ed ha trovato un elevato Odds Ratio (OR) entro 2 km dalla sorgente (OR = 31.4; IC 95% = 5.6 - 176.1). Comba P, Ascoli V, Belli S, Benedetti M, Gatti L, Ricci P, Tieghi A. Risk of soft tissue sarcomas and residence in the neighbourghood of an incinerator of industrial wastes Occup.Environ.Med 60: 680-683 2003 17).
  1. Un ampio studio caso-controllo effettuato in provincia di Venezia, particolarmente rigoroso per quanto riguarda la stima delle emissioni, la ricostruzione della storia abitativa, la validazione dei casi e la revisione diagnostica, ha confermato i risultati dei precedenti studi. Lo studio ha considerato 33 impianti (inceneritori di RSU, industriali ed ospedalieri) ed ha considerato 186 casi e 588 controlli. È stata ricostruita sia la storia abitativa dei soggetti sia quella emissiva degli impianti. È emerso un rischio statisticamente significativo correlato sia all’intensità che alla durata dell’esposizione alle emissioni degli inceneritori di RSU (OR = 3.3). (Zambon P, Ricci P, Bovo M, Casula A, Gattolin M, Fiore AR, Chiosi F, Guzzinati S. Sarcoma risk and dioxin emissions from incinerators and industrial plants: a population based case-control study (Italy). Environmental Health 16;6-19 2007).
La presunta maggior sicurezza dei nuovi impianti si fonda su due assunti:
1) che i nuovi limiti imposti alle emissioni dalle normative attuali siano molto più restrittivi dei limiti precedenti.
Ciò tuttavia non tiene adeguatamente conto del fatto che ad esempio per le diossine i nuovi limiti comportano modalità di misura e di calcolo delle concentrazioni nettamente diversi rispetto a prima: ciò rende estremamente difficile la comparazione dei valori emissivi misurati in precedenza con quelli attuali. Infatti il precedente limite di 4000 ng/m3 si riferiva al peso totale delle diossine, indipendentemente dalla loro tossicità, mentre l’attuale di 0.1 ng/m3 si riferisce solo ai 17 congeneri più tossici, ciascuno pesato in base alla sua tossicità equivalente (TEQ) rispetto alla diossina di riferimento (2,3,7,8 TCDD); tenuto conto del fatto che spesso i congeneri meno tossici - il cui peso relativo nel calcolo della TEQ può essere ridotto anche di 4 ordini di grandezza - sono anche quelli presenti in quantità maggiori, ciò comporta che l’effettiva riduzione delle diossine nelle emissioni possa risultare nettamente inferiore a quanto può apparire dal semplice confronto tra i due limiti.
  1. che l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili (Best Available Tecnology, BAT) riduca le emissioni inquinanti a livelli trascurabili; viceversa, anche con le BAT, rimangono aperti numerosi aspetti critici legati alle caratteristiche dei sistemi di abbattimento, alla composizione dei rifiuti, al controllo delle fasi critiche di accensione e spegnimento. Inoltre la maggiore efficacia delle BAT comporta il trasferimento degli inquinanti più pericolosi e persistenti dai fumi alle ceneri, aspetto troppo spesso trascurato. (Valerio F. Review on environmental impact of solid waste produced by municipal urban waste incinerators. Epidemiol Prev 32(4-5):244-53 2008 )

Ai fini della valutazione dell’importanza di una attenta analisi degli impatti sulla salute, riteniamo utile in questo contesto riportare il dispositivo contenuto nella sentenza del Consiglio di Stato di gennaio 2015

Il Consiglio di Stato si è pronunciato sul ricorso, presentato dal Comune di Follonica e altri soggetti, contro la provincia di Grosseto che aveva rilasciato l’AIA per l’inceneritore di Scarlino. La sentenza accoglie le ragioni dei ricorrenti e annulla l’AIA, con le seguenti motivazioni:
1.eccesso di potere per carenza di istruttoria e di motivazione
2. lo stato di salute delle popolazioni coinvolte e le condizioni dei corpi idrici presenti nell’area interessata dallo stabilimento in questione non siano state convenientemente disaminate e considerate
3. “gli inquinanti che sono stati emessi in maniera significativa dalle industrie presenti sul territorio risultano … idrocarburi, policiclici aromatici e diossine, la cui sorgente emissiva industriale più importante è l’inceneritore di Scarlino Energia”.
In pratica, è mancato un “previo e puntuale studio epidemiologico dell’area interessata dalla realizzazione dell’impianto”. Infatti, essendo primarie le esigenze di tutela della salute ai sensi dell’art. 32 della Costituzione, rispetto alle pur rilevanti esigenze di pubblico interesse soddisfatte dall’impianto in questione, il rilascio dell’A.I.A. deve conseguire soltanto all’esito di un’indagine epidemiologica sulla popolazione dell’area interessata che non può per certo fondarsi sulle opposte tesi delle attuali parti processuali e sugli incompleti dati istruttori disponibili, ma deve essere condotta su dati più recenti e ad esclusiva cura degli organismi pubblici a ciò competenti.

L’oggetto della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), necessaria quando si vuole costruire un impianto ritenuto pericoloso per la salute e per l’ambiente, come appunto un inceneritore, non è mai un impianto a sé stante, ma l’ambiente che deve sostenere il nuovo impianto. Cioè, con la procedura di VIA si deve verificare, in un dato territorio, la capacità dell’ambiente e della popolazione di sostenere le ulteriori emissioni, previste con l’avvio di un nuovo impianto pericoloso.

Valutazione di Incidenza Ambientale
L’Allegato 2 delle Controdeduzioni depositate dal Consorzio industriale di Tossilo (Macomer) relativo alla Valutazione di Incidenza Ambientale non fornisce gli elementi necessari che possano escludere incidenze significative sulla ZPS “Altopiano di Abbasanta”, la più prossima all’impianto, come prevede la normativa comunitaria e nazionale in materia, né sono presenti valutazioni adeguate e documentate sugli effetti indiretti dell’impianto nei confronti di habitat e specie soprattutto nelle fasi di esercizio, nel rispetto delle procedure previste in materia dalle Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE),
In tale allegato si ammettono “…ricadute potenziali di tipo areale, sia per quanto concerne la diffusione delle emissioni prodotte dell'attività di termovalorizzazione dei rifiuti sia per quanto concerne i servizi prodotti (gestione rifiuti, produzione energia) ed i relativi benefici attesi”sottolineando che l’“impatto può interessare un'area piuttosto vasta, la cui estensione dipende dalle correnti (venti), dalla morfologia del territorio e, non ultime, dalle caratteristiche dell'inquinante (dimensioni, peso, solubilità). I modelli di diffusione degli inquinanti elaborati per lo Studio di Impatto Ambientale indicano valori di concentrazione di inquinanti molto bassi, rispetto ai limiti previsti dalla normativa vigente, evidenziando accumuli al suolo limitati a pochi km a ridosso dell'impianto”, ma non si forniscono dati documentati che escludano accumuli al suolo, visto che dette analisi forniscono solo valori al suolo in un’area estremamente ristretta interessante esclusivamente l’area in cui insiste l’inceneritore esistente, entro un raggio di 200 m..
Mancano quindi i dati sulle ricadute nei suoli della ZPS degli inquinanti prodotti dall’inceneritore esistente e quelle ipotizzate, nonché di eventuali contaminazioni dei vegetali e del bio-accumulo nei prodotti agro alimentari (latte, formaggi, carni) che consentirebbero di valutare più adeguatamente gli effetti che l’attività di incenerimento pregressa e l’intervento proposto potrà avere su specie e habitat della rete natura 2000. Nella nostra precedente osservazione avevamo evidenziato che l’ASL n. 3 di Nuoro in un suo comunicato del 2010 aveva già segnalata la presenza di diossine nel territorio del Marghine, che potrebbe rappresentare una delle cause dello stato di conservazione sfavorevole/cattivo di diverse specie elencate nell’allegato 1 della direttiva “Uccelli” e/o protette dalle norme nazionali e regionali.

I dati riportati sulle specie che caratterizzano il sito inoltre si riferiscono in larga massima a quelli del progetto “Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base della rete delle IBA (Important Bird Areas)” della LIPU BirdLife dei primi anni 2000, non più attuali sia per quanto riguarda l’analisi quantitativa che qualitativa. Non si tiene conto del preoccupante decremento (da moderato a forte), registrato in tutta Italia, di diverse specie anche elencate nell’allegato 1 della direttiva Uccelli tra cui Nibbio reale, Pernice sarda, Calandra, Calandrella, Tottavilla, Calandro, Averla piccola e altre, presenti nel sito, il cui stato di conservazione risulta essere “cattivo” (Allodola, Averla Capirossa, Cannaiola comune, il Cannareccione e altre), sulla base dei rapporto LIPU “Uccelli comuni in Italia, aggiornamento dell’andamento delle popolazioni al 2011” realizzato dal Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale e in quello, sempre della LIPU, sulla “valutazione sullo stato di conservazione dell’avifauna italiana” (volume I e II), svolto su incarico del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (2010).


Stante lo scarsissimo tempo a disposizione, come da voi comunicatoci, non ci è possibile approfondire ulteriormente le presenti osservazioni né tanto meno entrare nel merito delle innumerevoli criticità tuttora presenti nello SIA e nelle controdeduzioni.
Confidando in una vostra puntuale considerazione di quanto esposto, inviamo distinti saluti .



Macomer, 26 febbraio 2015




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