Il Consorzio Industriale ha presentato la proprie controdeduzioni alle osservazioni per lo SIA del nuovo inceneritore di Tossilo, ma il Servizio SAVI non ha ritenuto opportuno riaprire la procedura di consultazione del pubblico, come previsto dall'allegato A alla Del. della G.R. n. 34/33 del 07.08.2012. Ci ha però fatto sapere che eventuali nostre osservazioni sarebbero state prese in considerazione, purché inviate al più presto.
Abbiamo perciò avuto solo poche ore per inviare un documento (riportato di seguito) nel quale abbiamo messo in evidenza le più evidenti incongruenze in relazione alla salute e all'ambiente, ma non abbiamo avuto il tempo di entrare nel merito di tutti gli altri aspetti critici già segnalati e ai quali il Consorzio non ha dato risposte credibili.
Rimangono dunque in piedi tutte le osservazioni già inviate.
Attendiamo fiduciosi l'esito della procedura, certi che qualora le nostre preoccupazioni non trovassero accoglimento ci muoveremo, insieme ai cittadini, per portare in altre sedi la nostra dura battaglia contro il rilascio della VIA e dell'AIA al progetto per il nuovo inceneritore di Tossilo.
_____________________________________________________________
Oggetto:
Osservazioni alle controdeduzioni allo SIA relativo alla
“realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione da 30 MWt
presso il sistema di trattamento Rifiuti di Macomer/Tossilo”
I
sottoscritti ___________________________, per conto e in nome
rispettivamente del Comitato Non Bruciamoci il Futuro di Macomer e dell’Associazione ZERO WASTE Sardegna, sottopongono alla Vostra
attenzione alcune osservazioni alle controdeduzioni depositate dal
Consorzio Industriale in liquidazione di Tossilo relative allo SIA
per la “realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione da
30 MWt presso il sistema di trattamento rifiuti di Macomer/Tossilo”
Stato
di salute delle popolazioni
Lo
stato di salute delle popolazioni coinvolte e presenti nell’area
interessata dall’inceneritore in questione non è stato
convenientemente disaminato e considerato e manca un
“previo e puntuale studio epidemiologico dell’area interessata
dalla realizzazione dell’impianto”.
Il
Consorzio Industriale nelle controdeduzioni ha presentato una
“Valutazione dello Stato di Salute della popolazione residente
nelle zone industriali di Ottana e Macomer e nelle zone di Nuoro,
Siniscola e Sorgono” come prima fase di uno studio relativo
alle Analisi delle principali cause di morte nella ASL di Nuoro negli
anni dal 2000 al 2009 “ ed integrazione dei dati per il periodo
2011-2013 a cura del Servizio Epidemiologico della stessa ASL, che è
stato già oggetto di valutazione da parte dell’Associazione ISDE
nell’ambito delle osservazione allo SIA. Tali valutazione hanno
dimostrato che l’andamento
temporale dell’incremento
del tasso di mortalità per tutte le cause, comprese quelle relativi
ai tumori, confrontando
i dati del triennio 2011-2013 con il quadriennio 2006-2009, sia
notevolmente più alto nel distretto di Macomer rispetto agli altri
distretti presi in esame, elemento rilevante non riportato nello
studio, come riportato nelle seguenti tabelle.
MORTALITA’
GENERALE (M+F) NEI 3 PERIODI PRESI IN CONSIDERAZIONE DALL’ASL DI
NUORO
- Distretti2000-20032006-20092011-2013Differenza 2011-2013/ 2000-2003Differenza2011-2013/ 2006-2009MACOMER98,8278,7388,11-10,71+9,38OTTANA110,7094,2995,25-15,45+0,96SORGONO104,1292,2587,89-16,23-4,36SINISCOLA104,3482,2583,67-20,67+1,42NUORO107,1093,3393,93-13,17+0,6ASL 3105,4189,4190,84-14,57+1,43
MORTALITA’
PER TUMORE (M+F) NEI 3 PERIODI PRESI IN CONSIDERAZIONE DALL’ASL DI
NUORO
- Distretti2000-20032006-20092011-2013Differenza2011-2013/ 2000-2003Differenza2011-2013/2006-2009MACOMER26,9124,2129,60+ 2,69+ 5,39OTTANA28,1728,5229,72+ 1,55+ 1,20SORGONO29,0528,0425,75- 3,30- 2,29SINISCOLA26,4023,4825,30- 1,10+ 1,82NUORO31,5530,6729,83- 1,72- 0,84ASL 329,3327,9128,43- 0,90+ 0,52
Al
punto 3.
dell’allegato
04- Impatto sulla salute pubblica - Analisi
dello stato di salute della popolazione
- ANALISI BIBLIOGRAFICA,
il
proponente prende
in considerazione 2 soli studi: lo studio commissionato da
Federambiente al LEAP sul tema “Emissioni di poveri fini e
ultrafini da impianti di combustione” e il progetto MONITER
promosso dalla Regione Emilia Romagna e da ARPA.
Sulla
base di questi documenti, al punto 3.1.3 vengono tratte le seguenti
Conclusioni:
“Pertanto,
il complesso delle valutazioni che emergono dallo studio evidenziano
come l'attività di termovalorizzazione di rifiuti , pur contribuendo
come tutte le combustioni alle emissioni di PU , non mostra allo
stato attuale elementi scientifici, né probanti né sospetti, che
possano giustificare per la combustione dei rifiuti un ruolo più
critico (ai fini delle emissioni di particolato ultra-fine) di altre
combustioni di materiale solido o, più in generale, di altri
combustibili, per escludere a priori questa tecnica di smaltimento e
recupero di energia in quanto fonte particolarmente importante di
nano polveri.”
Si
osserva che:
- Sullo studio commissionato da Federambiente, val la pena evidenziare che Federambiente, un’associazione di imprese, aziende e consorzi che gestiscono servizi di igiene pubblica, ha tra i suoi obiettivi prioritari quello di promuovere gli interessi degli associati, diversi dei quali gestiscono impianti di incenerimento. Non a caso tra i suoi soci figura anche la Tossilo Tecnoservice SPA.
- Il secondo studio preso in esame dal Proponente è lo studio Moniter, dell'ottobre 2011, finanziato dalla Regione Emilia Romagna
Entrando
nello specifico dello studio, si legge quanto segue:
- Effetti a lungo termine sulla popolazione residente
- Nella coorte generale, trend positivo per la mortalità per tumori primitivi del fegato nei soli uomini, associato ad eccesso statisticamente significativo nei gruppi maggiormente esposti (IV e V) rispetto ai meno esposti……
- Nella coorte generale, trend positivo per l’incidenza dei tumori primitivi del pancreas nei soli uomini (confortato da un eccesso di mortalità nel confronto tra esposti delle categorie II-V rispetto ai meno esposti). Il trend negli uomini è riconoscibile anche nella “coorte 91”…..
- Nella “coorte 91”, trend positivo per la mortalità per cancro della vescica negli uomini……
- Trend positivo per la mortalità per cancro del colon nelle sole donne limitatamente alla sottocoorte dei residenti dal 1991…….
- Trend positivo per l’incidenza del cancro del colon nelle sole donne nella “coorte Modena”……
Un
commento a parte meritano le osservazioni sulla incidenza di linfomi non Hodgkin nella “coorte Modena”. ......... se si
raggruppano i dati relativi ai due sessi nella categoria di massima
esposizione, emerge - rispetto alla categoria di minima esposizione -
un rischio relativo di 1.86
(0.92-3.74), basato su 26 casi. L’osservazione corrisponde ad
alcune segnalazioni in letteratura - anche in un recente studio
francese - ma è di difficile interpretazione dato che non viene
riprodotta nelle altre coorti studiate in Emilia-Romagna.
“Effetti
riproduttivi “:
“ Il
rischio relativo è il fattore per il quale è moltiplicata la
probabilità di ammalarsi nel campione degli esposti rispetto al
campione di non esposti. L’intervallo di confidenza (IC) 95% è
l’intervallo di valori nel quale vi è 95% di probabilità che si
trovi il vero valore del rischio relativo. …
….per
la proporzione di nati pre-termine, e per la proporzione di nati
piccoli per età gestazionale, i confronti interni alla popolazione
studiata hanno mostrato in modo statisticamente significativo un
rapporto dose-risposta tra stima dell’esposizione e stima del
rischio. Per l’esito “nati pre-termine”, il rischio per il
gruppo maggiormente esposto relativo al gruppo meno esposto è stato
1.75, con limiti di confidenza 95% che escludono l’unità. Per
l’esito “nati piccoli per l’età gestazionale” il
corrispondente rischio è stato 1.21, con limite di confidenza 95%
inferiore 0.93. …..
L’associazione
tra esposizione ad inceneritori e l’aumento delle nascite
pretermine non è verosimilmente attribuibile a distorsioni nel
disegno dello studio e neppure a confondenti non controllati. La
natura causale di questa associazione non è certa ma è fortemente
suggerita dal gradiente dose-risposta e dal fatto che osservazioni
analoghe sono state descritte in studi effettuati in altre
circostanze, da parte di altri ricercatori. Analogo discorso meritano
le osservazioni sull’esito “piccoli per età gestazionale” E’
in corso una estensione dello studio sugli esiti delle gravidanze ad
anni successivi al 2006. I risultati di tale studio forniranno un
elemento per valutare se la situazione di rischio persiste in anni
più recenti.........
Non
possono invece essere sottovalutati i risultati delle analisi
relative agli effetti a breve termine sugli esiti delle gravidanze.
E’ stato identificato un aumentato rischio di nascite pretermine (e
- con minor evidenza statistica - di neonati piccoli per età
gestazionale) verosimilmente di natura causale, non attribuibile ad
alcun specifico inceneritore. “
Lo
studio MONITER è stato presentato pubblicamente il 2 dicembre 2011.
Durante la presentazione dei risultati, il Presidente del comitato
unificato scientifico Benedetto Terracini ha smentito il comunicato
ufficiale della Giunta nel quale si escludeva qualsiasi rischio
sanitario, nascondendo e falsando i risultati dello studio. Egli
si è apertamente dissociato dal comunicato stampa della giunta
regionale, affermando che lo studio ha invece rilevato diverse
criticità.
Diversi
relatori, come uno dei membri del Comitato Scientifico, il dottor
Marco Martuzzi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, lo ha ben
evidenziato sostenendo la 'non
totale assenza di effetti sanitari'
ed
invitando al 'principio di precauzione' chiedendo che venissero in
futuro analizzate le nano polveri e 'vista la già cospicua presenza
d'inceneritori in questa Regione sarebbe il caso di non vederne di
più'
.
Giancarlo
Pizza, presidente dell’Ordine dei medici regionale che ha diretto
proprio lo studio
Moniter
ha
affermato che : “Non
vi è dubbio come il futuro dello smaltimento dei rifiuti urbani non
potrà essere quello dell’incenerimento, perché gli inceneritori
non danno garanzia di sicurezza. Questo studio conferma alcuni
aspetti. Nessuno studio può essere conclusivo, ma questo dimostra
che i nati pretermine sono bambini che nascono prima perché le mamme
hanno vissuto vicino agli inceneritori. Quindi c’è una conferma di
alcuni esiti”.
(Comunicato ordine dei medici
http://noinceneritorepadova.it/wp-content/uploads/
2011/12/20111217-FRER-su-Moniter-comunicato-stampa-definitivo.pdf)
Quanto qui riportato smentisce anche le semplicistiche e rassicuranti conclusioni del Proponente.
Numerosi
studi, non citati dal Proponente, confermano la correlazione
inceneritori-patologie tumorali. Ne citiamo solo alcuni:
- I medici di famiglia hanno espresso la loro opinione sugli inceneritori,
Notiziario
FIMMG - Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, maggio 2006
“
Gli
inceneritori di ultima generazione con le loro alte temperature nei
forni contribuiscono grandemente alla immissione nell'ambiente di
polveri finissime che
costituiscono un rischio sanitario ben più grave delle note polveri
PM10. L'incenerimento dei rifiuti, fra tutte le tecniche di
smaltimento, è quella più dannosa per l'ambiente e per la salute
umana. Gli inceneritori producono ceneri (sono un terzo del peso dei
rifiuti in ingresso e si devono smaltire in discariche speciali) e
immettono nell'atmosfera milioni
di metri cubi al giorno di fumi inquinanti,
contenenti polveri grossolane (PM10) e fini (PM2,5) costituite da
nanoparticelle di metalli
pesanti,
idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine,
estremamente pericolose perché persistenti e accumulabili negli
organismi viventi.
Queste "nanopolveri", sfuggendo ai filtri dell'inceneritore, non vengono nemmeno rilevate dagli attuali sistemi di monitoraggio delle emissioni degli inceneritori e non sono previste dai limiti di legge cui gli impianti devono sottostare. Inoltre a fronte di emissioni cancerogene identificate da tempo dai ricercatori (diossine, furani, metalli pesanti) gli inceneritori emettono centinaia di sostanze di cui è sconosciuto l'impatto sulla salute umana, così come risultano non ancora indagati gli effetti della combinazione di vari inquinanti.....”
Queste "nanopolveri", sfuggendo ai filtri dell'inceneritore, non vengono nemmeno rilevate dagli attuali sistemi di monitoraggio delle emissioni degli inceneritori e non sono previste dai limiti di legge cui gli impianti devono sottostare. Inoltre a fronte di emissioni cancerogene identificate da tempo dai ricercatori (diossine, furani, metalli pesanti) gli inceneritori emettono centinaia di sostanze di cui è sconosciuto l'impatto sulla salute umana, così come risultano non ancora indagati gli effetti della combinazione di vari inquinanti.....”
- Studio dell'AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) “Progetto Ambiente e Tumori”, 2011
Obiettivo
dello studio:
descrivere le principali evidenze scientifiche relative
all’incremento di rischio per patologie oncologiche nelle
popolazioni esposte all’inquinamento da inceneritori.
Risultati:
particolarmente
importanti risultano gli eccessi nel complesso dei tumori, neoplasie
polmonari, linfomi non Hodgkin, sarcomi dei tessuti molli e neoplasie
infantili.
Conclusioni:
le evidenze scientifiche acquisite negli studi più attenti alla
valutazione dell’esposizione delle popolazioni hanno rilevato un
aumentato rischio di cancro ed altre patologie. Siamo preoccupati per
il fatto che i miglioramenti tecnologici degli impianti di nuova
generazione non riescono a compensare i rischi connessi all’aumento
della loro capacità e veloce diffusione sul territorio così come
non riescono a trattenere ed abbattere ingenti quantità di
particolato ultrafine.
- Uno studio caso-controllo condotto a Trieste ha mostrato un aumento statisticamente significativo del rischio di morte per tumore polmonare associato alla vicinanza con un inceneritore, rispetto ad altre fonti di rischio presenti nel territorio (gazio C, Bovenzi M, Stanta G. Pollution and lung cancer in Trieste; Italy spatial analysis of risk as a function of distance from sources. Environ Health Perspect 104(7): 750-54 1996 )
- Un ampio ed importante studio geografico-ecologico condotto in Inghilterra su 72 inceneritori e su una popolazione di 14 milioni di persone ha evidenziato che, all’allontanarsi dagli impianti, diminuiva significativamente l’incidenza dell’insieme dei tumori attribuibile particolarmente al cancro al polmone, stomaco, colon e fegato. Questo studio appare particolarmente importante per numerosità della casistica e tipologia delle neoplasie esaminate. (Elliott P, Shaddick G, Kleinschmidt I, Jolley D, Walls P, Beresford J. Cancer incidence near municipal solid waste incinerators in Great Britain. Br J Cancer; 73(5):702-710 1996 ).
- La relazione tra tumori pediatrici ed esposizione ad emissioni da inceneritori è stata esaminata da Knox: è stato analizzato il ruolo svolto nell’insorgenza dei tumori infantili dall’esposizione precoce alle emissioni prodotte da impianti di incenerimento (70 di RSU e 307 piccoli inceneritori ospedalieri). Analizzando i decessi per cancro infantile (0-14 anni) dei soggetti che avevano trasferito la loro residenza durante il periodo compreso tra la nascita e la morte ed esprimendo il Rischio Relativo (RR) sotto forma di rapporto tra i casi che si erano allontanati e quelli che si erano avvicinati rispetto alla sorgente, lo studio ha evidenziato che tutti i rischi sono significativamente superiori ad 1; in particolare 1.85, 2.01 e 1.73 per cerchi di raggio pari a 4, 5 e 6 km, rispettivamente. (Knox EG, Childhood cancer, birthplaces, incinerators and landfill sites. Int. J Epidem 29: 391-7 2000).
Alcuni
studi hanno poi associato l’emissione di diossine da parte di
inceneritori con
linfomi non Hodgkin
(LNH) e
sarcomi dei tessuti
molli (STM)
- Uno studio francese ha indagato l’associazione tra emissioni di diossina e LNH, estendendo lo studio a quattro dipartimenti in cui operavano inceneritori di RSU. È stato usato un modello computerizzato per la stima della dispersione atmosferica delle diossine, trovando una relazione statisticamente significativa con un RR = 1.120 (IC 95% = 1.002-1.251). Anche altri studi italiani hanno confermato eccessi di linfomi per esposizioni a diossine. (Floret N, Mauny F, Challier B, Arveux P, Cahn JY, Viel JF. Dioxin emissions from a solid waste incinerator and risk of non Hodgkin lymphoma. Epidemiology14(4) 392-98 2003 ).
- Uno studio caso-controllo condotto a Mantova ha valutato il rischio di incidenza per STM associato alla residenza nei dintorni di un inceneritore di rifiuti industriali. Lo studio ha esaminato 37 casi e 171 controlli ricostruendone la storia residenziale per circa 30 anni ed ha trovato un elevato Odds Ratio (OR) entro 2 km dalla sorgente (OR = 31.4; IC 95% = 5.6 - 176.1). Comba P, Ascoli V, Belli S, Benedetti M, Gatti L, Ricci P, Tieghi A. Risk of soft tissue sarcomas and residence in the neighbourghood of an incinerator of industrial wastes Occup.Environ.Med 60: 680-683 2003 17).
- Un ampio studio caso-controllo effettuato in provincia di Venezia, particolarmente rigoroso per quanto riguarda la stima delle emissioni, la ricostruzione della storia abitativa, la validazione dei casi e la revisione diagnostica, ha confermato i risultati dei precedenti studi. Lo studio ha considerato 33 impianti (inceneritori di RSU, industriali ed ospedalieri) ed ha considerato 186 casi e 588 controlli. È stata ricostruita sia la storia abitativa dei soggetti sia quella emissiva degli impianti. È emerso un rischio statisticamente significativo correlato sia all’intensità che alla durata dell’esposizione alle emissioni degli inceneritori di RSU (OR = 3.3). (Zambon P, Ricci P, Bovo M, Casula A, Gattolin M, Fiore AR, Chiosi F, Guzzinati S. Sarcoma risk and dioxin emissions from incinerators and industrial plants: a population based case-control study (Italy). Environmental Health 16;6-19 2007).
La
presunta maggior sicurezza dei nuovi impianti si fonda su due
assunti:
1)
che i nuovi limiti imposti alle emissioni dalle normative attuali
siano molto più restrittivi dei limiti precedenti.
Ciò
tuttavia non tiene adeguatamente conto del fatto che ad esempio per
le diossine i nuovi limiti comportano modalità di misura e di
calcolo delle concentrazioni nettamente diversi rispetto a prima: ciò
rende estremamente difficile la comparazione dei valori emissivi
misurati in precedenza con quelli attuali. Infatti il precedente
limite di 4000 ng/m3 si riferiva al peso totale delle diossine,
indipendentemente dalla loro tossicità, mentre l’attuale di 0.1
ng/m3 si riferisce solo ai 17 congeneri più tossici, ciascuno pesato
in base alla sua tossicità equivalente (TEQ) rispetto alla diossina
di riferimento (2,3,7,8 TCDD); tenuto conto del fatto che spesso i
congeneri meno tossici - il cui peso relativo nel calcolo della TEQ
può essere ridotto anche di 4 ordini di grandezza - sono anche
quelli presenti in quantità maggiori, ciò comporta che l’effettiva
riduzione delle diossine nelle emissioni possa risultare nettamente
inferiore a quanto può apparire dal semplice confronto tra i due
limiti.
- che l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili (Best Available Tecnology, BAT) riduca le emissioni inquinanti a livelli trascurabili; viceversa, anche con le BAT, rimangono aperti numerosi aspetti critici legati alle caratteristiche dei sistemi di abbattimento, alla composizione dei rifiuti, al controllo delle fasi critiche di accensione e spegnimento. Inoltre la maggiore efficacia delle BAT comporta il trasferimento degli inquinanti più pericolosi e persistenti dai fumi alle ceneri, aspetto troppo spesso trascurato. (Valerio F. Review on environmental impact of solid waste produced by municipal urban waste incinerators. Epidemiol Prev 32(4-5):244-53 2008 )
Ai fini della valutazione dell’importanza di una attenta analisi
degli impatti sulla salute, riteniamo utile in questo contesto
riportare il dispositivo contenuto nella sentenza del Consiglio di
Stato di gennaio 2015
Il
Consiglio di Stato si è pronunciato sul ricorso, presentato dal
Comune di Follonica e altri soggetti, contro la provincia di Grosseto
che aveva rilasciato l’AIA per l’inceneritore di Scarlino. La
sentenza accoglie le ragioni dei ricorrenti e annulla l’AIA, con
le seguenti motivazioni:
1.eccesso
di potere per carenza di istruttoria e di motivazione
2.
lo stato di salute delle popolazioni coinvolte e le condizioni dei
corpi idrici presenti nell’area interessata dallo stabilimento in
questione non siano state convenientemente disaminate e considerate
3.
“gli
inquinanti che sono stati emessi in maniera significativa dalle
industrie presenti sul territorio risultano … idrocarburi,
policiclici aromatici e diossine, la cui sorgente emissiva
industriale più importante è l’inceneritore di Scarlino Energia”.
In
pratica, è
mancato un “previo e puntuale studio epidemiologico dell’area
interessata dalla realizzazione dell’impianto”. Infatti, essendo
primarie le esigenze di tutela della salute ai sensi dell’art.
32 della Costituzione, rispetto alle
pur rilevanti esigenze di pubblico interesse soddisfatte
dall’impianto in questione, il rilascio dell’A.I.A. deve
conseguire soltanto all’esito di un’indagine epidemiologica sulla
popolazione dell’area interessata che non può per certo fondarsi
sulle opposte tesi delle attuali parti processuali e sugli incompleti
dati istruttori disponibili, ma deve essere condotta su dati più
recenti e ad esclusiva cura degli organismi pubblici a ciò
competenti.
L’oggetto
della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), necessaria quando si
vuole costruire un impianto ritenuto pericoloso per la salute e per
l’ambiente, come appunto un inceneritore, non è mai un impianto a
sé stante, ma l’ambiente che deve sostenere il nuovo impianto.
Cioè, con la procedura di VIA si deve verificare, in un dato
territorio, la capacità dell’ambiente e della popolazione di
sostenere le ulteriori emissioni, previste con l’avvio di un nuovo
impianto pericoloso.
Valutazione
di Incidenza Ambientale
L’Allegato
2 delle Controdeduzioni depositate dal Consorzio industriale di
Tossilo (Macomer) relativo alla Valutazione di Incidenza Ambientale
non fornisce gli elementi necessari che possano escludere incidenze
significative sulla ZPS “Altopiano di Abbasanta”, la più
prossima all’impianto, come prevede la normativa comunitaria e
nazionale in materia, né sono presenti valutazioni adeguate e
documentate sugli effetti indiretti dell’impianto nei confronti di
habitat e specie soprattutto nelle fasi di esercizio, nel rispetto
delle procedure previste in materia dalle Direttive Habitat
(92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE),
In
tale allegato si ammettono “…ricadute
potenziali di tipo areale, sia per quanto concerne la diffusione
delle emissioni prodotte dell'attività di termovalorizzazione dei
rifiuti sia per quanto concerne i servizi prodotti (gestione rifiuti,
produzione energia) ed i relativi benefici attesi”sottolineando
che l’“impatto può
interessare un'area piuttosto vasta, la cui estensione dipende dalle
correnti (venti), dalla morfologia del territorio e, non ultime,
dalle caratteristiche dell'inquinante (dimensioni, peso, solubilità).
I modelli di diffusione degli inquinanti elaborati per lo Studio di
Impatto Ambientale indicano valori di concentrazione di inquinanti
molto bassi, rispetto ai limiti previsti dalla normativa vigente,
evidenziando accumuli al suolo limitati a pochi km a ridosso
dell'impianto”, ma
non si forniscono dati documentati che escludano accumuli al suolo,
visto che dette analisi forniscono solo valori al suolo in un’area
estremamente ristretta interessante esclusivamente l’area in cui
insiste l’inceneritore esistente, entro un raggio di 200 m..
Mancano
quindi i dati sulle ricadute nei suoli della ZPS degli inquinanti
prodotti dall’inceneritore esistente e quelle ipotizzate, nonché
di eventuali contaminazioni dei vegetali e del bio-accumulo nei
prodotti agro alimentari (latte, formaggi, carni) che consentirebbero
di valutare più adeguatamente gli effetti che l’attività di
incenerimento pregressa e l’intervento proposto potrà avere su
specie e habitat della rete natura 2000. Nella nostra precedente
osservazione avevamo evidenziato che l’ASL n. 3 di Nuoro in un suo
comunicato del 2010 aveva già segnalata la presenza di diossine nel
territorio del Marghine, che potrebbe rappresentare una delle cause
dello stato di conservazione sfavorevole/cattivo di diverse specie
elencate nell’allegato 1 della direttiva “Uccelli” e/o protette
dalle norme nazionali e regionali.
I dati riportati sulle specie che caratterizzano il sito inoltre si riferiscono in larga massima a quelli del progetto “Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base della rete delle IBA (Important Bird Areas)” della LIPU BirdLife dei primi anni 2000, non più attuali sia per quanto riguarda l’analisi quantitativa che qualitativa. Non si tiene conto del preoccupante decremento (da moderato a forte), registrato in tutta Italia, di diverse specie anche elencate nell’allegato 1 della direttiva Uccelli tra cui Nibbio reale, Pernice sarda, Calandra, Calandrella, Tottavilla, Calandro, Averla piccola e altre, presenti nel sito, il cui stato di conservazione risulta essere “cattivo” (Allodola, Averla Capirossa, Cannaiola comune, il Cannareccione e altre), sulla base dei rapporto LIPU “Uccelli comuni in Italia, aggiornamento dell’andamento delle popolazioni al 2011” realizzato dal Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale e in quello, sempre della LIPU, sulla “valutazione sullo stato di conservazione dell’avifauna italiana” (volume I e II), svolto su incarico del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (2010).
Stante lo scarsissimo tempo a disposizione, come da voi comunicatoci, non ci è possibile approfondire ulteriormente le presenti osservazioni né tanto meno entrare nel merito delle innumerevoli criticità tuttora presenti nello SIA e nelle controdeduzioni.
Confidando in una vostra puntuale considerazione di quanto esposto, inviamo distinti saluti .
Macomer,
26 febbraio 2015
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