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lunedì 28 novembre 2011

Note a margine del tavolo tecnico



Dopo solo qualche giorno dal tavolo tecnico, l'unico tra i partecipanti che ha ritenuto opportuno “mettere le mani avanti” prendendo pubblicamente posizione  sulla proposta alternativa all’incenerimento presentata al tavolo è stato il Sig. Franco Cappai, segretario provinciale della UIL Trasporti-Igiene ambientale, nonché lavoratore presso l'inceneritore di Tossilo.
Riteniamo le sue dichiarazioni non solo tendenziose, ma false, ridicole e offensive
Sono false perché non è assolutamente vero che il sistema proposto comporta una raccolta differenziata del 90% nel nostro territorio. Cappai confonde (non sappiamo quanto consapevolmente) la raccolta differenziata con la possibilità offerta dal sistema alternativo proposto di trattare il 100% dei rifiuti tramite una piattaforma per il trattamento dei rifiuti derivanti dalla “raccolta differenziata totale”, dedicata prioritariamente al recupero di materia. Il ragionamento è più semplice di quanto possa apparire perché “raccolta differenziata totale” significa recupero di materia anche dalla frazione secca (quella che chiamiamo rifiuto indifferenziato e ora bruciamo). Questa frazione, insieme agli scarti di selezione degli imballaggi, viene utilizzata per la produzione di granulato (sabbia sintetica) nelle forme richieste in edilizia e nell’industria di stampaggio.
Anzi possiamo sostenere, senza tema di  essere smentiti, che con la tipologia impiantistica proposta nel sistema alternativo non è necessario attivare raccolte differenziate monomateriale, ma raccolte multimateriali (plastica-lattine; plastica-vetro-lattine; carta- cartone-lattine; ecc.), riducendo di fatto l’onere di separazione a carico delle famiglie, percepito come un disagio per via della collocazione dentro la casa di più contenitori.
Nel corso della discussione al tavolo inoltre è stato più volte sottolineato che il sistema alternativo con l’impiantistica dedicata può entrare in funzione nell’arco di 6/8 mesi dal rilascio delle autorizzazioni necessarie.
Sulla possibilità che il sistema alternativo possa garantire nuovi posti di lavoro Franco Cappai muove dubbi che in una fase di crisi si possa aumentare l’occupazione, sostenendo fra l’altro che “l’esperienza insegna che gli imprenditori privati, pur di entrare, promettono cose che spesso si dimostrano di difficile realizzazione”.
Anche in questo caso il Cappai confonde (strumentalmente e in modo preoccupante per le capacità di un rappresentante sindacale) la previsione della forza lavoro del sistema alternativo, da gestire nelle forme di impresa che si ritiene più adeguate (pubblica, privata, mista), con la proposta di un imprenditore. Nel tavolo a cui ha partecipato Franco Cappai (con disappunto del sindaco che aveva chiesto la partecipazione dei segretari confederali e non quella del segretario provinciale) è stata presentata una proposta di massima di un piano industriale che è cosa diversa della proposta di un imprenditore.
In ogni caso la questione dei nuovi posti di lavoro liquidata dal Cappai in questo modo denota una scarsa serietà e un atteggiamento pregiudiziale inaccettabile, non confortato fra l’altro da analisi o da comparazioni possibili con altre realtà operanti nel settore.
La proposta in ogni modo prevede un impegno di forza lavoro pari a 100 unità lavorative, di cui 40 per la linea di selezione, 32 nell’impianto di estrusione, 10 in quello di trattamento dei pannoloni/pannolini e 18 unità per le attività di formazione e informazione, praticamente più del doppio della forza lavoro impiegata nell’inceneritore. Vogliamo ragionare seriamente su questi numeri oppure al Sig. Cappai non gliene frega niente dei nuovi posti di lavoro?
Le conclusioni del Sig. Cappai, che non nega comunque la bontà del progetto, ma propone di attivare subito la ristrutturazione dell’impianto d’incenerimento (cioè il nuovo inceneritore da 45/50 mln di €), sono infine contraddittorie e sconcertanti. Il tavolo ha infatti chiarito, senza alcuna possibilità di fraintendimento, che la proposta di una nuova piattaforma di trattamento dei rifiuti è incompatibile con l’incenerimento. Il problema non è quello di raggiungere una raccolta differenziata ottimale ma affrontare seriamente il governo del “ciclo dei rifiuti” intervenendo dall’origine della produzione degli stessi per diminuirne la quantità e seguire il loro percorso dalla raccolta differenziata sino al riutilizzo dell’ultima frazione non più differenziabile (FRAZIONE SECCA RESIDUA), con l’obiettivo di abbattere quanto più possibile i costi per i cittadini e il consumo del territorio e dell’ambiente in generale.

20 commenti:

  1. In questo link ci sono dieci domande per i favorevoli all'inceneritore di Tossilo, http://www.conchidortos.org/forum/bacheca/lavoratori_tossilo.
    Ancora non hanno ricevuto risposta, pare che animare il dibattito e la democrazia diretta sia passato molto velocemente di moda, attendiamo risposte

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  2. Il sito www.conchidortos.org è aperto a tutti, essendo un forum ognuno può postare autonomamente e sotto la propria responsabilità i suoi scritti.
    Con Franco Cappai abbiamo usato la cortesia di pubblicare noi al suo posto i suoi comunicati, ma la cortesia non ci è stata ricambiata, Cappai non è più tornato sul forum e le dieci domande sono rimaste senza risposta.
    Vogliamo credere che probabilmente non sia lui la persona più qualificata a fornire le risposte, in ogni caso attendiamo fiduciosi che qualcuno colga il senso delle dieci domande e risponda.

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  3. ma finitela di dire tutte queste caz...te perchè non venite a lavorare a sentire un po di puzze

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  4. Per il momento penso che a tutti basti sentire la puzza di un maleducato come te...

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  5. Salve a tutti,
    mi presento: sono un lavoratore della Tossilo S.p.A . Preferisco, per ora, rimanere nell’anonimato per tutela della mia persona. Ho potuto constatare che il rispetto non è un valore riconosciuto da queste parti. Ho trovato decisamente di cattivo gusto il modo in cui è stato attaccato il mio collega Cappai. Una grande problematica comune a tutti noi abitanti del Marghine, e non solo, pare si sia trasformata in astio e accanimento contro una persona che parla per sua bocca, ma a nome di tanti, come me, che per diverse ragioni preferiscono non esporsi. L’ironia fa simpatia quando si vuole sdrammatizzare una situazione incomoda, ma cadere in illazioni e volgari congetture fa perdere qualsiasi credenziale e soprattutto il vero tema al centro del dibattito. Tema molto importante per il presente e il futuro di tutti noi. Ed io solo di questo vorrei parlare. Noi, favorevoli alla ristrutturazione dell’impianto di incenerimento, veniamo da voi descritti come dei terroristi ambientali, magari telecomandati e incapaci di ragionare ( la razionalità … appartiene davvero a pochi eletti). Vi rendo noto, invece, che è nostro interesse la salvaguardia dell’ambiente e del territorio che da sempre ci ospita e dà di che vivere a noi e alle nostre famiglie. Vi ricordo che siamo noi, in prima persona a raggiungere ogni mattina il mostro (dico bene?) inceneritore e dimenticarci immediatamente se alle 6 avevamo messo il dopobarba oppure no. Vi ricordo però una cosa: gli scarti e i rifiuti che ogni giorno produciamo sono il materiale di partenza. Sia che vengano trattati in un inceneritore, sia che vengano trattati in un impianto di riciclo a freddo, restano sempre dei prodotti da smaltire e, come ben sapete, la trasformazione dei rifiuti genera dei sottoprodotti che devono subire specifici trattamenti di degradazione e raffinazione prima di poter essere riutilizzati. Questi sottoprodotti, faccio ora io una domanda a voi, sono per caso semplici sostanze innocue per la salute dell’uomo?
    Ecco quello che vogliamo noi: garanzie! Garanzie per poter raggiungere il giusto compromesso che ci permetta di mantenere ben stretto il nostro posto di lavoro e di operare allo stesso tempo in modo coscienzioso nel rispetto dell’ambiente. E invece cosa abbiamo? Nessuna garanzia! Ma solo parole, spesso poco chiare, che ci lasciano grandi interrogativi sulla reale fattibilità di alternative all’impianto e sull’adeguatezza alle reali esigenze del territorio. Contrariamente al vostro pensiero, saremmo tutti ben contenti di 100 nuove unità lavorative; ma la nostra posizione in azienda, in caso di cambiamento, non ci è stata assicurata e garantita da nessuno! Ora vi pongo la seconda domanda (mi permetto visto che è concesso porre domande qui) trovate, quindi, così sconcertante la paura di perdere il proprio posto di lavoro? In questo caso, visto il periodo, beati voi! Avete spesso fatto riferimento alla democrazia nei vostri blog, ma, per certi tratti si evince esattamente il contrario. Vi esorto a essere più tolleranti e a considerare il fatto che ci potrebbero essere mille e una ragione perché qualcuno abbia un’opinione diversa dalla vostra, che sia essa giusta o sbagliata. Non si può giocare e contemporaneamente arbitrare la stessa partita!
    Ah dimenticavo, dopo le numerose richieste d’intervento dei “favorevoli”, ho cortesemente deciso di scrivere sul vostro blog ma ci tengo a precisare che nel mio vocabolario la parola cortesia non coincide con un favore da ricambiare, per cui tranquilli, nessun debito con me!
    Buon lavoro … e buono studio (augurio che non guasta mai)!

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  6. @ geotritone
    Intervengo su 2 questioni da Lei poste, che trovo interessanti e nuove rispetto a tutto il resto della polemica in atto.
    1°. Lei dice che i rifiuti, sia che vengano trattati in un inceneritore o in un impianto di riciclo a freddo, restano sempre dei "prodotti da smaltire". Questo invece è proprio il punto che fa la differenza tra i due sistemi, infatti i rifiuti sono visti come prodotti da smaltire quando sono conferiti all'inceneritore o alla discarica, mentre nella filosofia che sta alla base di un centro riciclo, i rifiuti sono considerati una risorsa da ri-immettere sul mercato, tramite il recupero, il riciclo e il completamento di tutta la filiera di lavorazione, per creare ricchezza e benessere, in termini di più posti di lavoro, meno bollette e costi a carico dei cittadini e dei Comuni, più salute per tutti.
    2. Lei pone delle domande sulla possibile tossicità dei sottoprodotti della lavorazione e sulla posizione dei lavoratori in azienda in caso di un cambiamento del sistema, chiedendo, giustamente, le dovute garanzie.
    Queste sono le domande che mi sarei aspettata di sentire dalla bocca dei sindacalisti presenti al tavolo tecnico, eppure Le posso assicurare, in quanto presente a quel tavolo, che non sono state poste da nessuno, nemmeno dal Sig Cappai , che pure forse era l'unico tra i sindacalisti (stando alle loro dichiarazioni) ad essere già a conoscenza delle linee progettuali della nuova proposta, peraltro anticipata da tempo sul nostro blog e pubblicizzata in vari modi.
    Queste sono alcune delle domande che normalmente si pongono quando si presenta un nuovo piano industriale, e che noi auspichiamo vengano poste dai sindacati nel prossimo incontro del tavolo tecnico.
    La dirigente di Vedelago nel presentare la nuova proposta ha dichiarato tutta la sua disponibilità a fornire i chiarimenti necessari, anche prima del prossimo incontro.
    Il punto vero, a mio parere, è questo: qualcuno vuole davvero fare queste domande e sentire le risposte da chi, in base alle competenze e all'esperienza, gliele può dare?

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  7. Gentile geotritone, senza nessuna ironia, mi permetto di mettere qualche punto fermo,
    Mai troverete in nessun documento o dichiarazione a nome del comitato, nessun cenno che possa far pensare che si mettano in discussione i vostri posti di lavoro, noi accettiamo che Tossilo spa gestisca i rifiuti delle tre provincie senza mettere in discussione una scelta molto poco trasparente da parte della regione fatta senza nessuna discussione con la provincia e i comuni del territorio.
    Ma la scelta tra una tipologia di impianto ed un'altra non è affatto neutra, in gioco non c’è solo la legittima tutela del vostro lavoro, no cari lavoratori, qui in gioco c’è il destino di una comunità in una gravissima crisi, il mondo delle campagne sta facendo una riconversione verso le produzioni di alta qualità, con le certificazioni biologiche che la scelta per la costruzione di un nuovo inceneritore rende impossibile, si chiede la solidarietà della comunità senza fare alcuno sforzo per capire la grande preoccupazione per la salute, di TUTTI, non solo la vostra, per il lavoro di tutti non solo il vostro, pensate forse che la produzione del latte, della carne etc.. meriti forse minore tutela e preoccupazione?
    Tra la costruzione del nuovo forno e la sua gestione si impegna il destino della comunità per 15-20 anni, e voi volete che tutte le grandi preoccupazioni vengano accantonate, perché alcuni dipendenti pubblici di un consorzio non sono convinti di un progetto sul quale il confronto è appena iniziato, che dopo numerose richieste non abbiamo ancora discusso in un incontro pubblico insieme ai vostri amministratori del Consorzio ( sciolto e in liquidazione, come ricordiamo sempre, nonostante non pare affatto che la questione desti la minima preoccupazione ai vostri rappresentanti sindacali ) pare che le questioni della correttezza degli atti amministrativi compiuti dalla Tossilo, una società che a perso il socio privato e che dovrebbe essere sciolta, non preoccupi assolutamente voi lavoratori, veramente singolare.
    Non sembrate neppure interessati alla destinazione dei materiali post consumo derivanti dalla raccolta differenziata dei vostri 200 clienti, tutta ricchezza che dovreste lavorare nella piattaforma finanziata nel 2008 che PARE non sia ancora partita, magari potremmo parlare anche di quello in un incontro, dato che si tratta di denaro pubblico.
    Cordiali Saluti
    Carlo

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  8. Bene Signori, pare che finalmente si possa discutere civilmente. Vedo che avete deciso di abbandonare il sarcasmo per ricorrere a una pacatezza dei toni che, visti i precedenti, poco vi si addice. Dietro la firma del comitato si che ci si può sbizzarrire … Comunque, oculata scelta.
    Che curioso modo indegno avete di raggirare le parole e volgerne a vostro piacimento l’interpretazione! Nessuno vi ha mai accusato di minare i nostri posti di lavoro. Forse non avete capito che la vostra posizione vi concede di esprimere un’idea, un parere, di argomentare le vostre cause, vi siete pure permessi di infangare persone e opinioni altrui, ma, ahimè … il potere decisionale ancora non vi è stato conferito. E se questo diritto di comunicazione vi appartiene, appartiene anche a quei “dipendenti pubblici” che non vedono la situazione così chiara , profumata e colorata come la state descrivendo!
    Alla favola a lieto fine che porterà “ricchezza e benessere, più posti di lavoro, meno bollette e più salute per tutti,” (questa citazione mi sembra di averla già sentita da poco in qualche filmetto all’italiana…poi aggiungevano: "cchiù pilu pè tutti") non ci credono più neanche gli ingenui. Non so chi vi abbia raccontato questa utopia.
    Se non erro, l’impianto di riciclo miracoloso prevede principalmente il recupero di rifiuti non pericolosi dal trattamento di rifiuto secco residuo, derivante da raccolta differenziata urbana, che andrà miscelato con altro materiale plastico derivante dagli scarti di industrie e imprese che trattano appunto materie plastiche.
    Forse è il caso di parlare di impianto di riciclo della plastica. E, se così fosse, i rifiuti pericolosi e i rifiuti esclusi dalla raccolta differenziata spinta (cioè tutti gli altri rifiuti giornalieri), chi se li mangia??
    Il rifiuto secco residuo di derivazione urbana, dicevamo, proviene a sua volta da raccolta differenziata spinta. Quindi deriva dall’impegno di ogni famiglia di lavare diligentemente la plastica, il vetro e le lattine di scarto e di raggrupparle insieme. Una volta conferito all’impianto di recupero, questo rifiuto secco deve venire ulteriormente selezionato prima di essere miscelato con gli altri rifiuti plastici da trattare. In tutti questi passaggi di selezione, gli scarti, che non possono essere ammessi al processo di recupero perché non idonei, dove li mettete? Sono forse fiorellini da piantare in un vaso? E quando parliamo di tonnellate di rifiuti non è più una questione di dettagli, mi pare.
    In ogni modo, la bontà dell’impianto di recupero non viene messa in discussione. Ciò che viene messo in discussione è il tentativo di rimpiazzare uno stomaco con un tagliacarte (figura retorica volutamente esagerata) e di semplificare ai minimi termini una faccenda che così ovattata non è!
    Se siamo stati attenti, ci è stato dato a sapere che il quantitativo di rifiuto secco urbano da destinare all’impianto di riciclo di Vedelago è pari a 200 tonnellate all’anno.
    Sapete quante tonnellate di rifiuti pervengono, in media, al nostro inceneritore ogni giorno? 180 tonnellate di R.S.U., ripeto: ogni giorno!
    Così a occhio, non mi sembra si stia parlando di due cose paragonabili.

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  9. Voi vi ponete il dubbio che non si vogliano fare le domande e sentire le risposte. A questo punto, invece, io mi pongo il dubbio che ci possano essere altri interessi dietro le vostre orazioni…
    Di domande da porre ne avremmo eccome. Ad esempio: quali e quante aziende sarde che trattano la plastica sono in grado di far conferire all’impianto i rifiuti che posseggono i requisiti per poter essere recuperati? (Saprete che la normativa in merito è assai complessa.)
    È possibile prevedere l’introito della commercializzazione delle materie plastiche secondarie, nello specifico della sabbia sintetica prodotta dal riciclo? La Sardegna e l’Italia tutta, in allarmante stato di crisi senza precedenti del settore delle costruzioni e dell’edilizia, avrà davvero la necessità di utilizzare questo prodotto in misura tale da garantire più benessere e ricchezza a tutti noi?
    A quanto l’ammontare delle spese di trasporto dei materiali da e per l’isola?
    Tanti altri sarebbero gli interrogativi, ma non è questa la sede appropriata.
    Per quanto riguarda le certificazioni di qualità dei prodotti agro-alimentari (DOP, IGP, STG) vi informo che, non essendo obbligatorie, la quasi totalità delle imprese produttrici sarde se ne dispensa bene dal richiederne il riconoscimento, visti i costi esorbitanti delle stesse. Tutto questo mi fa pensare alla grave situazione economica incombente, contrastante con la vostra superficialità in proposito e con la ricerca di frivole accuse e responsabilità che non hanno fondamento.
    La riconversione di cui parlate non è verso le produzioni di alta qualità, purtroppo, ma verso l’unica cosa che ci sta rimanendo da fare: ritornare ai vecchi lavori in campagna. E a tal proposito mi domando quanti sarebbero davvero disposti a farlo. Voi per esempio? Fortuna noi a certi lavori siamo già abituati …
    Per chiarire, gli effetti cancerogeni delle diossine, i sottoprodotti del processo di combustione imputati di entrare a far parte della catena alimentare, si possono riscontrare solo al di sopra di una determinata soglia dalla quale le emissioni dell’inceneritore di Tossilo, da poco analizzate e relazionate, si tengono notevolmente al di sotto. Ragion per cui, per tutti i prodotti alimentari e le aziende agricole limitrofe, è plausibile l’applicazione e la definizione dei sette principi fondamentali del sistema di autocontrollo HACCP, l’unico obbligatorio, e a basso costo, per gli operatori dei settori post primari. Si tratta infatti di un sistema di autocertificazione sufficiente per garantire la salubrità e la buona qualità delle preparazioni alimentari riconosciuto dalla normativa italiana.
    Visto che siete entrati nel merito, sapete benissimo che le strategie operative e le decisioni prese in Impianto non spettano a noi, i “cari lavoratori”, il che è ben diverso dalla mancanza di interesse! Ma, se fate mente locale, l’assenza di trasparenza e le incertezze amministrative sono state da noi immediatamente denunciate come motivo di grande preoccupazione!
    Quindi, in fondo, su qualche punto, siamo tutti d’accordo. È già un qualcosa. Che noia, però, dover ripetere sempre le stesse cose.
    Con questo concludo e vi saluto auspicando che ci sia, da qui in poi, maggiore rispetto e chiarezza nei nostri confronti.

    Qualunquemente …. cordiali saluti!

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  10. Gentile Geotritone, andiamo subito alle cose serie; sono contento che siamo arrivati alla vostra trincea delle 200 tonnellate di indifferenziata gestite dal centro riciclo di Vedelago.
    Le faccio osservare una delle enormi fesserie in cui i vostri amministratori del Consorzio sono incorsi nella fretta di fare saltare il progetto che toglie l'osso di bocca a qualcuno.
    Dovreste sapere che un centro privato ha bisogno di una autorizzazione per gestire il rifiuto indifferenziato, esattamente la richiesta fatta dal Centro di Vedelago alla Provincia di Treviso per una sperimentazione richiesta dal comune di Ponte delle Alpi in provincia di Belluno. Per vostra sfortuna la vicenda è documentata da un servizio di Report dedicato al comune che ha evitato la costruzione di un inceneritore sul suo territorio, buffo no?
    La sperimentazione è andata benissimo e ha dimostrato la possibilità di recuperare una ulteriore frazione di materiale post consumo.
    Per quanto riguarda il progetto presentato, un consiglio: il suo collega Cappai da noi vilipeso e oltraggiato, ne possiede una copia. Le dia una occhiata così parliamo di quella proposta e non di ipotesi fantasiose a uso e consumo di chi finge di non capire e vediamo chi racconta le favole e a chi.
    Un ultima cosa: le nostre assemblee sono pubbliche e aperte a tutti, in quel luogo si possono vedere le persone che sono dietro alla sigla del Comitato, per certo le posso dire che alle nostre assemblee nessuna porta uno pseudonimo.

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  11. Per chi se lo fosse perso (e mi sembra che qualcuno ci sia...):
    http://www.youtube.com/watch?v=oqlEYiXX8b0&feature=related
    Che ingenui a Ponte delle Alpi, eh? 'Sti utopisti...

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  12. State calmi! Mi spiegate perché la seconda parte del mio commento viene puntualmente cancellata non appena la pubblico? È già la quarta volta che succede, come mai? È così fastidiosa e scomoda per i vostri gusti? Non vi smentite proprio … alla faccia della democrazia.
    Riprovo nuovamente a esporvi il mio pensiero utilizzando un profilo Anonimo visto che avete bloccato il mio profilo "Geotritone". Complimenti! Siete proprio un comitato disposto al confronto. Visto che ci tenete tanto non sprecherò più neanche una parola per persone di poco conto come voi. Vergognatevi.
    Aggiungo per completezza di informazione la parte finale del mio commento.:
    Voi vi ponete il dubbio che non si vogliano fare le domande e sentire le risposte. A questo punto, invece, io mi pongo il dubbio che ci possano essere altri interessi dietro le vostre orazioni…
    Di domande da porre ne avremmo eccome. Ad esempio: quali e quante aziende sarde che trattano la plastica sono in grado di far conferire all’impianto i rifiuti che posseggono i requisiti per poter essere recuperati (saprete che la normativa in merito è assai complessa)?
    È possibile prevedere l’introito della commercializzazione delle materie plastiche secondarie, nello specifico della sabbia sintetica prodotta dal riciclo? La Sardegna e l’Italia tutta, in allarmante stato di crisi senza precedenti del settore delle costruzioni e dell’edilizia, avrà davvero la necessità di utilizzare questo prodotto in misura tale da garantire più benessere e ricchezza a tutti noi?
    A quanto l’ammontare delle spese di trasporto da e per l’isola?
    Cosa ci sapete raccontare del turnover delle merci plastiche inviate in Cina e poi rispedite in Italia sottoforma di materie plastiche secondarie (ad esempio giocattoli per bambini, piatti, posate, bicchieri e tanti altri oggetti di uso comune) altamente tossiche e certamente non conformi ai requisiti essenziali per la commercializzazione e utilizzo nell’Unione Europea? E non diteci che fa fede il marchio CE, perché potremmo confonderci con il China Export.
    Tanti altri sarebbero gli interrogativi, ma non è certo questa la sede appropriata per discuterne. Qui si parla di tecnologia e scienza, non c’è spazio per la vostra filosofia spicciola.

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  13. Per quanto riguarda le certificazioni di qualità dei prodotti agro-alimentari (DOP, IGP, STG) vi informo che, non essendo obbligatorie, la quasi totalità delle imprese produttrici sarde se ne dispensa bene dal richiederne il riconoscimento, visti i costi esorbitanti delle stesse. Tutto questo mi fa pensare alla grave situazione economica incombente, contrastante con la vostra superficialità in proposito e con la ricerca di frivole accuse e responsabilità che non hanno fondamento.
    La riconversione di cui parlate non è verso le produzioni di alta qualità, purtroppo, ma verso l’unica cosa che ci sta rimanendo da fare: ritornare ai vecchi lavori in campagna. Ma chissà quanti sarebbero realmente disposti a farlo, voi per esempio? Fortunatamente noi a certi lavori siamo già abituati…
    Per chiarire, gli effetti cancerogeni delle diossine, i sottoprodotti del processo di combustione imputati di entrare a far parte della catena alimentare, si possono riscontrare solo al di sopra di una determinata soglia, dalla quale, le emissioni dell’inceneritore di Tossilo, recentemente analizzate e relazionate, si tengono notevolmente al di sotto. Ragion per cui, per tutti i prodotti alimentari e le aziende agricole limitrofe, è plausibile l’applicazione e la definizione dei sette principi fondamentali del sistema di autocontrollo HACCP, l’unico obbligatorio, e a basso costo, per gli operatori dei settori post primari. Sistema di autocertificazione sufficiente per garantire la salubrità e la buona qualità delle preparazioni alimentari in Italia.
    Visto che siete entrati nel merito, sapete benissimo che le strategie operative e le decisioni prese in Impianto non spettano a noi, i “cari lavoratori”, il che è ben diverso dalla mancanza di interesse! Ma, se fate memoria, l’assenza di trasparenza e le incertezze amministrative sono state da noi immediatamente denunciate come motivo di grande preoccupazione!
    Quindi, in fondo, su qualche punto, siamo tutti d’accordo. È già un qualcosa. Che noia, però, dover ripetere sempre le stesse cose.
    Con questo concludo auspicando che ci sia da qui in poi, maggiore rispetto e chiarezza nei nostri confronti.

    Qualunquemente …. Cchiù pilu pè tutti!

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  14. Info per gli utenti, nel blog non esiste alcua censura per i commenti, l'accesso è diretto, i profili non sono censurabili, provare per credere.
    Per il resto, si risponde a ciò che si può, per il resto qualunquemente........

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  15. "Complimenti! Siete proprio un comitato disposto al confronto. Visto che ci tenete tanto non sprecherò più neanche una parola per persone di poco conto come voi. Vergognatevi."

    Non c'è bisogno di scaldarsi tanto né tanto meno di lasciarsi prendere dalla maleducazione da bar. I commenti erano semplicemente finiti tra lo spam ma basta avere un po' di pazienza e l'admin li autorizza. TUTTI.
    Qui non c'è nessuna censura, con buona pace di chi parte in quarta con le crociate e il solito blabla sulla democrazia negata.

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  19. Un avviso, qui non si censurano contributi e commenti che abbiano almeno un po' di sostanza o che comunque rimangano nei confini della civiltà. Gli insulti fini a sé stessi, che nulla danno alle discussioni, verranno ovviamente cancellati.

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