Assessorato
della Difesa dell’Ambiente
Regione
Autonoma della Sardegna
Servizio
Sostenibilità Ambientale,
Valutazione
Impatti e Sistemi informativi ambientali
Via Roma, 80
09123
CAGLIARI
Amministrazione
Provinciale di Nuoro
Settore Industria, Ambiente, Agricoltura e Polizia
Provinciale
Autorizzazione
Integrata Ambientale
Via
Trieste, 66
08100
N U O R O
e p.c.
Comune
di Macomer
Oggetto: Osservazioni e rilievi relativi
al progetto “Impianto integrato per l’ossidazione dei fanghi
(wet oxidation) e digestione anaerobica della FORSU con produzione
compost e biometano - sito a Macomer (NU)” della società GLM
Ambiente S.r.l. di Elmas (CA) - procedura di Valutazione
Impatto Ambientale (VIA)
I sottoscritti, in nome e per conto del
Comitato Non Bruciamoci il Futuro di Macomer e di Zero Waste Sardegna,
sottopongono alla Vostra attenzione i rilievi e le osservazioni
seguenti in merito al progetto in oggetto:
1) la società GLM Ambiente S.r.l. aveva già
richiesto l’attivazione della procedura di verifica di
assoggettabilità a VIA in due occasioni: prima nel 2011 e
successivamente nel 2013, per un progetto quasi identico prevedendo
anziché la produzione di compost e biogas la produzione di energia
elettrica e termica (”inserimento di un impianto integrato per
l’ossidazione dei fanghi - wet oxidation - e digestione anaerobica
della FORSU con produzione di energia elettrica e termica a
Macomer”).
In entrambe le occasioni la Provincia di Nuoro
aveva rilevato la non coerenza del progetto con il Piano Regionale
Gestione Rifiuti Urbani, in particolare per quanto riguarda la
digestione anaerobica della FORSU (nota prot. n. 24173 del 13 ottobre
2011); anche il Servizio Tutela dell’Atmosfera e del Suolo (TAT)
con nota ADA n. 5836 del 17.3.2014, aveva effettuato le seguenti
osservazioni:
- è stata rilevata la non rispondenza dell’intervento con il Piano regionale dei rifiuti urbani in quanto alla stato attuale non risulta esistere un fabbisogno da coprire;
- il proponente è stato invitato a verificare la priorità del ricorso al mercato dei rifiuti speciali per alimentare l’impianto;
- si è rilevato il maggiore costo per la collettività determinato dalla realizzazione dell’intervento rispetto all'introduzione di una sezione di digestione anaerobica nell'impianto esistente di Macomer;
- sono state rilevate decise perplessità in merito all'approvvigionamento dei rifiuti da trattare, posto che i Comuni risultano già serviti da impianti peraltro realizzati con fondi POR;
- il proponente è stato pertanto invitato a verificare la disponibilità di tali rifiuti prima di effettuare gli investimenti, fornendo opportuni elementi di valutazione al CRP e alla SFIRS soggetti finanziatori dell’intervento.
Il Servizio SAVI, con nota n. 23128 del 2
ottobre 2012, aveva disposto prima l’archiviazione e
successivamente il rinvio del progetto ad ulteriore procedura di VIA,
evidenziando le perplessità circa l’utilità dell’intervento nel
sistema regionale di trattamento della frazione organica e la
redditività dell’investimento pubblico previsto (D.G.R. n. 22/2
del 17/06/2014).
In particolare tale delibera, facendo
riferimento alla conclusione dell’istruttoria della procedura di
verifica, evidenziava le seguenti criticità:
- inadeguatezza delle motivazioni che sottendono la proposta progettuale in quanto, dalle informazioni in possesso, nell’intero territorio regionale, e in particolare nel sub-ambito provinciale di Nuoro, esiste già una dotazione impiantistica sufficiente a gestire la produzione di rifiuti organici da raccolta differenziata;
- a meno del ricorso ad altre tipologie di rifiuti biodegradabili, da ricercarsi, come evidenziato sopra dai competenti Enti, nel mercato dei rifiuti speciali, non trova giustificazione il dimensionamento dell’impianto, con particolare riferimento alla sezione di digestione anaerobica e, conseguentemente, a quella di cogenerazione;
- pur essendo ubicato all’interno della zona industriale di Tossilo, l’impianto è vicino ad aree della Rete Natura 2000 (ZPS ITB023051 “Altopiano di Abbasanta”) rispetto alle quali l’analisi svolta da GLM è carente e decontestualizzata, e in alcuni tratti erronea, limitandosi a evidenziare che: «L’area di progetto risulta inserito all’interno di una nuova area industriale di recente realizzazione; pertanto non risultano aspetti faunistici e relativi alla flora di particolare rilievo da tutelare. L’area di progetto non risulta altresì inserita all’interno di corridoi ecologici. Come già argomentato in precedenza l’area non si trova all’interno di aree protette Regionali (L.R. 7 giugno 1989, n. 31) o Nazionali (L. 6 dicembre 1991, n. 394) e nemmeno in aree finitime alle stesse, allo stesso modo non è assoggettata a vincoli comunitari in base alla Direttiva Habitat 92/43/CEE (Area SIC), ne Direttiva Uccelli 79/409/CEE (ZPS). Le aree SIC più vicine sono quelle denominate Stagno di Molentargius e territori limitrofi (4 km a SO), Riu S. Barzolu (7 km a N), Monte dei Sette Fratelli e Sarrabus (8,5 km a E), Bruncu de su Monte Moru- Geremeas (Mari Pintau) e Costa di Cagliari (da 13,5 km a SE). Le aree ZPS più prossime si trovano a SO, e sono lo Stagno di Molentargius e lo Stagno di Cagliari»;
- come osservato anche dal comitato “Non bruciamoci il futuro”, in prossimità dell’impianto sono presenti aree di rilevante interesse faunistico (Rio Tossilo - Riu Murtazzolu - Riu S’Adde, Tanca Melchiorre Murenu, Montigu, Frades Faeddas e Macomer Est) di cui il proponente non ha tenuto conto nella redazione dello studio preliminare ambientale;
- necessità di esaminare nel dettaglio gli impatti riconducibili alla realizzazione e all’esercizio dell’impianto sulle componenti ambientali, sia diretti (per es., emissioni di gas, VOC, polveri, rumori, emissioni odorigene) che indiretti (per es., provocati dal traffico indotto), in considerazione del fatto che l’entità degli impatti dipende in larga misura dalla tipologia, dai quantitativi e dalla provenienza dei rifiuti, ossia da aspetti non ancora definiti e dal fatto che si prefigurano effetti cumulativi con altri impianti di trattamento/recupero di rifiuti presenti nella medesima area industriale di cui non si è tenuto conto nella redazione dello studio;
- come osservato dal comitato “Non bruciamoci il futuro”, necessità di adeguate analisi e approfondimenti degli aspetti sanitari legati all’esercizio dell’impianto.
In larga parte le suddette criticità non sono
state affrontate nello studio di VIA del nuovo progetto della GLM
Ambiente.
2)
Occorre anche segnalare che la GLM Ambiente, titolare di un decreto
di concessione provvisoria di agevolazioni finanziarie per un importo
di € 9.609.240,00 assegnate ai sensi del bando del Contratto di
Investimento promosso dalla Regione Autonoma della Sardegna per
l’annualità 2010, nell’ambito dell’Accordo di programma per
l’area di crisi di Tossilo per la realizzazione del suddetto
progetto, è una società a responsabilità limitata con unico socio
che ha suscitato diverse perplessità anche in merito
all’assegnazione seppur provvisoria di un consistente finanziamento
a fronte di un capitale sociale di appena 10.000 €.. Così come ha
suscitato perplessità la sottoscrizione di uno strano e ambiguo
protocollo d’intesa in data 4 maggio 2012 (Allegato 1) da parte del
presidente dell’Unione dei Comuni del Marghine, Geom Francesco
Scanu, del presidente della Tossilo Tecnoservice S.p.A., Dott.
Giovanni Biccai, del commissario liquidatore del Consorzio per la
zona Industriale di Ozieri Dott. Franco Figus, del Commissario
liquidatore del Consorzio per la Zona Industriale di Macomer,
Dott.ssa Brunella Farci e del rappresentante legale della GLM
Ambiente, Dott. Gabriele Lamberti, finalizzato a “..trarre
reciproche utilità tecnico-economiche dai rispettivi processi
produttivi riguardanti il trattamento di materiali di scarto
biodegradabili e in genere dei rifiuti di natura organica”,
nonostante fosse in avanzata fase di realizzazione un impianto di
compostaggio di qualità da parte del Consorzio Industriale di
Tossilo (in funzione dal 2014) finanziato con fondi POR.
Il
responsabile legale della GLM Ambiente Dott. Gabriele Lamberti,
nonché amministratore unico della società, è stato inoltre autore
di una serie di mail inquietanti, indirizzate al Comitato NFB (7-8
marzo 2013 - Allegato 2), alle quali lo stesso Comitato non ha mai
risposto e che mettono in discussione la serietà e l’affidabilità
di tale azienda. In particolare nell’ultima mail il Sig. Lamberti
si sofferma sugli sperperi che, a suo dire, interesserebbero il
Consorzio Industriale di Tossilo e la Tossilo SpA., invitandoci a
“mandare la finanza a verificare come spendono i soldi pubblici,
impianti che non funzionano e che vengono pagati più di quanto sia
il loro valore ….” . Le suddette mail sono state oggetto di
una nostra segnalazione al Commissario locale della Polizia di Stato
e al Sindaco di Macomer. In quella stessa fase, rilasciando
dichiarazioni alla stampa (L'Unione Sarda del 06-03-2013 - Allegato
3) lo stesso amministratore unico di GLM Daniele Lamberti,
interrogato sul possibile danno che la realizzazione dell'impianto di
GLM avrebbe potuto creare entrando in concorrenza con la piattaforma
per la produzione di compost di qualità la cui gestione era ed è in
capo alla società pubblica Tossilo Spa così rispondeva: “Abbiamo
già comunicato al servizio Savi della Regione la nostra
disponibilità a stralciare la parte del progetto che prevede la
realizzazione di una linea di produzione di compost di qualità”
lasciando in questo modo intendere quanto quel ramo d'azienda fosse
secondario nell'impianto complessivo dell'intervento tanto da poter
essere cassato dall'intero progetto industriale della società.
Un'affermazione che non solo non ha avuto riscontro nei passaggi
successivi nei quali GLM ha ripresentato ai diversi assessorati
regionali e alla Provincia di Nuoro la sua progettazione e che
dimostra la totale inadeguatezza del proponente nel rappresentare al
pubblico le reali intenzioni della società. Alla luce di quanto
emerso successivamente quelle affermazioni rese alla stampa, appaiono
come il tentativo di confondere il quadro complessivo in cui
l'intervento voleva imporsi evitando di rispondere agli innumerevoli
quesiti che le forze sociali (Sindacati), istituzionali (Consorzio
industriale e sindaci del territorio) e di opinione (Comitato Non
bruciamoci il futuro), ponevano sollevando la non coerenza del
progetto con la programmazione regionale in tema di gestione dei
rifiuti solidi urbani.
Con
questi presupposti non si capisce come le conclusioni
dell’istruttoria relativa all’Accordo di Programma dell’area di
crisi di Tossilo abbiano consentito alla GLM Ambiente, che fra
l’altro, per quanto ci risulta è inattiva, di beneficiare di un
consistente contributo pubblico all'interno dello strumento
dell'Accordo sull'area di crisi di Tossilo. La cosa appare ancor più
incomprensibile visto che, nella nostra comunità, moltissime realtà
e progetti imprenditoriali che hanno chiesto di accedere a contributi
modesti nell’ambito dello stesso Accordo di programma si sono visti
bocciare i loro progetti con la insuperabile motivazione della
mancanza di garanzie o per l'assenza di coerenza rispetto alle
finalità che lo strumento richiedeva. Quali garanzie ha presentato
la GLM Ambiente? Quale coerenza poteva garantire se gli stessi organi
istituzionali (Ufficio Savi, Provincia di Nuoro) più volte avevano
indicato l'intervento come incoerente con la programmazione regionale
in tema di gestione dei rifiuti?
3) Criticità in relazione al Quadro di
riferimento progettuale
Il
proponente sostiene che il progetto è coerente con gli intenti e le
indicazioni della pianificazione regionale ed evidenzia in diverse
parti del quadro progettuale le carenze del fabbisogno impiantistico
citando, spesso in modo improprio, i dati dei Piani regionale e
provinciale di gestione dei rifiuti e dei relativi rapporti annuali.
I
dati del 15° rapporto Gestione rifiuti urbani, riferiti al 2013,
indicano inequivocabilmente che la rete impiantistica regionale di
compostaggio è attualmente sufficiente a coprire il fabbisogno
presente e futuro della FORSU. Nel 2013 (ultimo dato finora
disponibile) la frazione organica recuperata ammontava a 192.730
t/anno, comprensiva di rifiuti verdi da giardini e parchi, mentre la
stima della frazione organica ancora presente nel rifiuto
indifferenziato è stata valutata in circa 70.000 t/anno.
L’impiantistica già autorizzata e in buona parte operativa in
Sardegna per il compostaggio è in grado di trattare un quantitativo
di ben 277.764 t/anno, che verrà
ulteriormente implementato (es. Prato sardo: 7.400 t/anno). Inoltre
il 1° rapporto compost in Sardegna (2012), non citato dal
proponente nell’analisi dei dati, pur indicando un deficit di
recupero degli scarti verdi, e quindi potenzialmente disponibili,
allo stesso tempo evidenzia la carenza di materiale strutturante
(scarti verdi appunto) a disposizione degli impianti di compostaggio
esistenti, dove convenientemente possono essere utilizzati.
Questi
dati confermano le valutazioni già effettuate dai Servizi TAT e SAVI
e cioè “la non rispondenza dell’intervento con il
Piano regionale dei rifiuti urbani in quanto alla stato attuale non
risulta esistere un fabbisogno da coprire”, anche in
considerazione del fatto che la Regione ha stimato il fabbisogno a
regime (con le RD delle frazioni organiche pienamente implementate)
di recupero di FORSU e scarto verde da RD in circa 250.000 t/anno e
che la Sardegna è al primo posto a livello nazionale per
l’intercettazione della FORSU (97 kg/procapite).
Per
quanto riguarda i rifiuti speciali biodegradabili occorre infine
segnalare che il Piano regionale Rifiuti Speciali sottolinea che gli
spandimenti in agricoltura di tali rifiuti garantiscono ampiamente il
soddisfacimento del fabbisogno stimato.
4)
Criticità in relazione al Quadro ambientale
Permangono
in questo quadro errori grossolani sulle distanze dal progetto
proposto dei siti della rete Natura 2000 (SIC e ZPS) e le criticità
già segnalate in quanto il contesto territoriale in cui si vuole
operare, pur facendo parte dell’area industriale, è contornato da
ambienti con ampia valenza ecologica. Questi ambienti ospitano
(ancora) diverse specie di interesse comunitario (Nibbio reale,
Gallina prataiola, Occhione, Piviere dorato,
Ghiandaia marina, Calandra, Calandrella) e numerose
altre specie che godono
della particolare protezione per le quali la Regione Sardegna adotta
provvedimenti prioritari atti ad istituire un regime di rigorosa
tutela dei loro habitat (Allegato alla L.R. n. 23/1998) e/o che sono
elencate nell’allegato I della direttiva Uccelli 2009/147/CE. In
prossimità della localizzazione del progetto sono inoltre presenti
ben 5 aree di rilevante interesse faunistico, di cui 3 di interesse
regionale (Rio Tossilo - Riu Murtazzolu - Riu s’Adde;
Tanca Melchiorre Murenu; Montigu) e 2 di interesse
provinciale (Frades Faeddas e Macomer est), per la
presenza di specie di interesse
comunitario, di corridoi di transito utilizzati dall’avifauna
migratoria e di siti di caccia di una delle più importanti e
consistenti colonie sarde di Chirotteri, tra cui diverse specie
minacciate in qualche modo di estinzione a livello mondiale, come
riportato da studi abbastanza recenti1.
Si rimanda a tali studi anche per un aggiornamento dei vertebrati
terrestri la cui riproduzione è stata considerata certa, probabile o
possibile e un ulteriore verifica della componente vertebratica
“censita” dal proponente, in quanto i Talpidi non sono presenti
né nell’area di Tossilo, né nel resto della Sardegna.
In
queste aree la valutazione sulla componente faunistica non è stata
presa in considerazione, come fra l’altro già
evidenziato nella delibera di rinvio a VIA (D.G.R. n. 22/2 del
17/06/2014) che lamentava tale carenza anche
nello studio preliminare ambientale del precedente progetto.
Inoltre
il Quadro ambientale definisce un territorio “particolarmente
degradato, per le pregresse e continue attività di esbosco e
incendio con trasformazioni a fini meramente antropici quali i
pascoli”, valutazione contraddetta dagli stessi dati faunistici
citati in relazione e da precedenti valutazioni dello stesso Servizio
SAVI che ha sottolineato come l’area ricompresa all’interno del
perimetro della fascia dei 4 km dalla Zona industriale di Tossilo
“non appare né marginale né degradata da attività
antropiche pregresse o in atto. Si tratta, infatti, di un tipico
paesaggio rurale, in cui sono presenti numerose aziende agricole e
zootecniche, servite da una viabilità interpoderale che si sviluppa,
principalmente, su strade sterrate” (vedi D.G.R. n. 13/7
del 8.4.2014 - procedura di VIA parco eolico Sa Muzzere).
La
scarsa valenza conservazionistica attribuita dal proponente ai
pascoli sopracitati nell’area di Tossilo, è evidentemente
infondata ed errata, frutto di vecchie logiche. Tali pascoli sono
infatti simili per caratteristiche e struttura a quelli presenti
nella ZPS adiacente, e per questo motivo, la normativa europea
(Allegato I direttiva 92/43/CE) e quella di recepimento nazionale, li
classificano come habitat prioritari cioè ambienti
naturali o semi-naturali che rischiano di scomparire nel
territorio europeo e per la cui conservazione la Comunità ha
una responsabilità particolare, anche quando si trovano all’esterno
della rete Natura 2000.
Lo
studio di VIA afferma che l’impatto sulla qualità dell’aria
dovuto ad un impianto integrato per l’ossidazione dei fanghi
(WET-OXIDATION) e digestione anaerobica della FORSU, non
raggiungerà entità tali da poter esser considerato pericoloso
per la salute umana, ma non vengono fornite informazioni sui valori
di fondo “ante operam” dell’area interessata, né tali
valori di fondo sono stati presi in considerazione. Non vengono
forniti neppure dati sullo stato di salute delle popolazioni
interessate, né sono stati valutati gli effetti cumulativi dei vari
punti di emissione dell’impianto con quelli di altri impianti di
trattamento/recupero di rifiuti già operanti nella medesima area
industriale.
Lo
stesso proponente, nella Relazione non tecnica allegata, afferma che
“Per quanto attiene il Piano Regionale di risanamento
della qualità dell’aria il Comune di Macomer viene
inserito tra le aree da sottoporre cautelativamente a monitoraggio
per presenza di industrie di rilievo,...”.
Occorre
anche segnalare che il modello di dispersione degli inquinanti in
atmosfera proposto dal proponente fa riferimento all’analisi
effettuata attraverso l’utilizzo dei programmi AERMET View e
PCRammet View contenuti nel pacchetto AERMOD View della Lakes
Environmental e che dalla rielaborazione dei dati di vento il
proponente afferma che la direzione principale di provenienza è
contenuta nel settore WNW, con il 11,95% dei dati.
Tali
dati risultano in contraddizione con un analogo modello di
dispersione proposto nello studio di VIA, anche questo utilizzando il
pacchetto AERMOD, per la realizzazione
di un nuovo inceneritore a Tossilo, dove la predominanza della
direzione dei venti viene invece indicata come opposta.
In
considerazione del fatto che la simulazione della dispersione degli
inquinanti in atmosfera, grazie all’ausilio di modelli matematici,
permette di determinare l’impatto ambientale delle emissioni sul
territorio ed è possibile verificare, con l’applicazione del
relativo modello di dispersione atmosferica, la concentrazione degli
inquinanti per ogni ora del periodo temporale considerato e per ogni
punto del dominio, è necessario, a nostro avviso, capire in quale
modo siano stati ottenuti dei risultati contrastanti nelle due
simulazioni citate per valutare correttamente e adeguatamente le
concentrazioni degli inquinanti e gli effetti cumulativi con altri
impianti di trattamento/recupero di rifiuti presenti nella medesima
area industriale, per effettuare i
dovuti confronti con i limiti di legge imposti dalla normativa
vigente in materia di qualità dell’aria e, soprattutto, per
escludere impatti negativi sulla salute e sul territorio delle
popolazioni interessate.
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