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martedì 29 settembre 2015

Le nostre osservazioni relative alla procedura di VIA per il progetto della GLM Ambiente

Assessorato della Difesa dell’Ambiente
Regione Autonoma della Sardegna
Servizio Sostenibilità Ambientale,
Valutazione Impatti e Sistemi informativi ambientali
Via Roma, 80
09123 CAGLIARI

Amministrazione Provinciale di Nuoro
Settore Industria, Ambiente, Agricoltura e Polizia Provinciale
Autorizzazione Integrata Ambientale
Via Trieste, 66
08100 N U O R O

e p.c.
Comune di Macomer




Oggetto: Osservazioni e rilievi relativi al progetto “Impianto integrato per l’ossidazione dei fanghi (wet oxidation) e digestione anaerobica della FORSU con produzione compost e biometano - sito a Macomer (NU)” della società GLM Ambiente S.r.l. di Elmas (CA) - procedura di Valutazione Impatto Ambientale (VIA)


I sottoscritti, in nome e per conto del Comitato Non Bruciamoci il Futuro di Macomer e di Zero Waste Sardegna, sottopongono alla Vostra attenzione i rilievi e le osservazioni seguenti in merito al progetto in oggetto:

1) la società GLM Ambiente S.r.l. aveva già richiesto l’attivazione della procedura di verifica di assoggettabilità a VIA in due occasioni: prima nel 2011 e successivamente nel 2013, per un progetto quasi identico prevedendo anziché la produzione di compost e biogas la produzione di energia elettrica e termica (”inserimento di un impianto integrato per l’ossidazione dei fanghi - wet oxidation - e digestione anaerobica della FORSU con produzione di energia elettrica e termica a Macomer”).
In entrambe le occasioni la Provincia di Nuoro aveva rilevato la non coerenza del progetto con il Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani, in particolare per quanto riguarda la digestione anaerobica della FORSU (nota prot. n. 24173 del 13 ottobre 2011); anche il Servizio Tutela dell’Atmosfera e del Suolo (TAT) con nota ADA n. 5836 del 17.3.2014, aveva effettuato le seguenti osservazioni:
  • è stata rilevata la non rispondenza dell’intervento con il Piano regionale dei rifiuti urbani in quanto alla stato attuale non risulta esistere un fabbisogno da coprire;
  • il proponente è stato invitato a verificare la priorità del ricorso al mercato dei rifiuti speciali per alimentare l’impianto;
  • si è rilevato il maggiore costo per la collettività determinato dalla realizzazione dell’intervento rispetto all'introduzione di una sezione di digestione anaerobica nell'impianto esistente di Macomer;
  • sono state rilevate decise perplessità in merito all'approvvigionamento dei rifiuti da trattare, posto che i Comuni risultano già serviti da impianti peraltro realizzati con fondi POR;
  • il proponente è stato pertanto invitato a verificare la disponibilità di tali rifiuti prima di effettuare gli investimenti, fornendo opportuni elementi di valutazione al CRP e alla SFIRS soggetti finanziatori dell’intervento.

Il Servizio SAVI, con nota n. 23128 del 2 ottobre 2012, aveva disposto prima l’archiviazione e successivamente il rinvio del progetto ad ulteriore procedura di VIA, evidenziando le perplessità circa l’utilità dell’intervento nel sistema regionale di trattamento della frazione organica e la redditività dell’investimento pubblico previsto (D.G.R. n. 22/2 del 17/06/2014).
In particolare tale delibera, facendo riferimento alla conclusione dell’istruttoria della procedura di verifica, evidenziava le seguenti criticità:
  • inadeguatezza delle motivazioni che sottendono la proposta progettuale in quanto, dalle informazioni in possesso, nell’intero territorio regionale, e in particolare nel sub-ambito provinciale di Nuoro, esiste già una dotazione impiantistica sufficiente a gestire la produzione di rifiuti organici da raccolta differenziata;
  • a meno del ricorso ad altre tipologie di rifiuti biodegradabili, da ricercarsi, come evidenziato sopra dai competenti Enti, nel mercato dei rifiuti speciali, non trova giustificazione il dimensionamento dell’impianto, con particolare riferimento alla sezione di digestione anaerobica e, conseguentemente, a quella di cogenerazione;
  • pur essendo ubicato all’interno della zona industriale di Tossilo, l’impianto è vicino ad aree della Rete Natura 2000 (ZPS ITB023051 “Altopiano di Abbasanta”) rispetto alle quali l’analisi svolta da GLM è carente e decontestualizzata, e in alcuni tratti erronea, limitandosi a evidenziare che: «L’area di progetto risulta inserito all’interno di una nuova area industriale di recente realizzazione; pertanto non risultano aspetti faunistici e relativi alla flora di particolare rilievo da tutelare. L’area di progetto non risulta altresì inserita all’interno di corridoi ecologici. Come già argomentato in precedenza l’area non si trova all’interno di aree protette Regionali (L.R. 7 giugno 1989, n. 31) o Nazionali (L. 6 dicembre 1991, n. 394) e nemmeno in aree finitime alle stesse, allo stesso modo non è assoggettata a vincoli comunitari in base alla Direttiva Habitat 92/43/CEE (Area SIC), ne Direttiva Uccelli 79/409/CEE (ZPS). Le aree SIC più vicine sono quelle denominate Stagno di Molentargius e territori limitrofi (4 km a SO), Riu S. Barzolu (7 km a N), Monte dei Sette Fratelli e Sarrabus (8,5 km a E), Bruncu de su Monte Moru- Geremeas (Mari Pintau) e Costa di Cagliari (da 13,5 km a SE). Le aree ZPS più prossime si trovano a SO, e sono lo Stagno di Molentargius e lo Stagno di Cagliari»;
  • come osservato anche dal comitato “Non bruciamoci il futuro”, in prossimità dell’impianto sono presenti aree di rilevante interesse faunistico (Rio Tossilo - Riu Murtazzolu - Riu S’Adde, Tanca Melchiorre Murenu, Montigu, Frades Faeddas e Macomer Est) di cui il proponente non ha tenuto conto nella redazione dello studio preliminare ambientale;
  • necessità di esaminare nel dettaglio gli impatti riconducibili alla realizzazione e all’esercizio dell’impianto sulle componenti ambientali, sia diretti (per es., emissioni di gas, VOC, polveri, rumori, emissioni odorigene) che indiretti (per es., provocati dal traffico indotto), in considerazione del fatto che l’entità degli impatti dipende in larga misura dalla tipologia, dai quantitativi e dalla provenienza dei rifiuti, ossia da aspetti non ancora definiti e dal fatto che si prefigurano effetti cumulativi con altri impianti di trattamento/recupero di rifiuti presenti nella medesima area industriale di cui non si è tenuto conto nella redazione dello studio;
  • come osservato dal comitato “Non bruciamoci il futuro”, necessità di adeguate analisi e approfondimenti degli aspetti sanitari legati all’esercizio dell’impianto.
In larga parte le suddette criticità non sono state affrontate nello studio di VIA del nuovo progetto della GLM Ambiente.

2) Occorre anche segnalare che la GLM Ambiente, titolare di un decreto di concessione provvisoria di agevolazioni finanziarie per un importo di € 9.609.240,00 assegnate ai sensi del bando del Contratto di Investimento promosso dalla Regione Autonoma della Sardegna per l’annualità 2010, nell’ambito dell’Accordo di programma per l’area di crisi di Tossilo per la realizzazione del suddetto progetto, è una società a responsabilità limitata con unico socio che ha suscitato diverse perplessità anche in merito all’assegnazione seppur provvisoria di un consistente finanziamento a fronte di un capitale sociale di appena 10.000 €.. Così come ha suscitato perplessità la sottoscrizione di uno strano e ambiguo protocollo d’intesa in data 4 maggio 2012 (Allegato 1) da parte del presidente dell’Unione dei Comuni del Marghine, Geom Francesco Scanu, del presidente della Tossilo Tecnoservice S.p.A., Dott. Giovanni Biccai, del commissario liquidatore del Consorzio per la zona Industriale di Ozieri Dott. Franco Figus, del Commissario liquidatore del Consorzio per la Zona Industriale di Macomer, Dott.ssa Brunella Farci e del rappresentante legale della GLM Ambiente, Dott. Gabriele Lamberti, finalizzato a “..trarre reciproche utilità tecnico-economiche dai rispettivi processi produttivi riguardanti il trattamento di materiali di scarto biodegradabili e in genere dei rifiuti di natura organica”, nonostante fosse in avanzata fase di realizzazione un impianto di compostaggio di qualità da parte del Consorzio Industriale di Tossilo (in funzione dal 2014) finanziato con fondi POR.
Il responsabile legale della GLM Ambiente Dott. Gabriele Lamberti, nonché amministratore unico della società, è stato inoltre autore di una serie di mail inquietanti, indirizzate al Comitato NFB (7-8 marzo 2013 - Allegato 2), alle quali lo stesso Comitato non ha mai risposto e che mettono in discussione la serietà e l’affidabilità di tale azienda. In particolare nell’ultima mail il Sig. Lamberti si sofferma sugli sperperi che, a suo dire, interesserebbero il Consorzio Industriale di Tossilo e la Tossilo SpA., invitandoci a “mandare la finanza a verificare come spendono i soldi pubblici, impianti che non funzionano e che vengono pagati più di quanto sia il loro valore ….” . Le suddette mail sono state oggetto di una nostra segnalazione al Commissario locale della Polizia di Stato e al Sindaco di Macomer. In quella stessa fase, rilasciando dichiarazioni alla stampa (L'Unione Sarda del 06-03-2013 - Allegato 3) lo stesso amministratore unico di GLM Daniele Lamberti, interrogato sul possibile danno che la realizzazione dell'impianto di GLM avrebbe potuto creare entrando in concorrenza con la piattaforma per la produzione di compost di qualità la cui gestione era ed è in capo alla società pubblica Tossilo Spa così rispondeva: “Abbiamo già comunicato al servizio Savi della Regione la nostra disponibilità a stralciare la parte del progetto che prevede la realizzazione di una linea di produzione di compost di qualità” lasciando in questo modo intendere quanto quel ramo d'azienda fosse secondario nell'impianto complessivo dell'intervento tanto da poter essere cassato dall'intero progetto industriale della società. Un'affermazione che non solo non ha avuto riscontro nei passaggi successivi nei quali GLM ha ripresentato ai diversi assessorati regionali e alla Provincia di Nuoro la sua progettazione e che dimostra la totale inadeguatezza del proponente nel rappresentare al pubblico le reali intenzioni della società. Alla luce di quanto emerso successivamente quelle affermazioni rese alla stampa, appaiono come il tentativo di confondere il quadro complessivo in cui l'intervento voleva imporsi evitando di rispondere agli innumerevoli quesiti che le forze sociali (Sindacati), istituzionali (Consorzio industriale e sindaci del territorio) e di opinione (Comitato Non bruciamoci il futuro), ponevano sollevando la non coerenza del progetto con la programmazione regionale in tema di gestione dei rifiuti solidi urbani.
Con questi presupposti non si capisce come le conclusioni dell’istruttoria relativa all’Accordo di Programma dell’area di crisi di Tossilo abbiano consentito alla GLM Ambiente, che fra l’altro, per quanto ci risulta è inattiva, di beneficiare di un consistente contributo pubblico all'interno dello strumento dell'Accordo sull'area di crisi di Tossilo. La cosa appare ancor più incomprensibile visto che, nella nostra comunità, moltissime realtà e progetti imprenditoriali che hanno chiesto di accedere a contributi modesti nell’ambito dello stesso Accordo di programma si sono visti bocciare i loro progetti con la insuperabile motivazione della mancanza di garanzie o per l'assenza di coerenza rispetto alle finalità che lo strumento richiedeva. Quali garanzie ha presentato la GLM Ambiente? Quale coerenza poteva garantire se gli stessi organi istituzionali (Ufficio Savi, Provincia di Nuoro) più volte avevano indicato l'intervento come incoerente con la programmazione regionale in tema di gestione dei rifiuti?

3) Criticità in relazione al Quadro di riferimento progettuale
Il proponente sostiene che il progetto è coerente con gli intenti e le indicazioni della pianificazione regionale ed evidenzia in diverse parti del quadro progettuale le carenze del fabbisogno impiantistico citando, spesso in modo improprio, i dati dei Piani regionale e provinciale di gestione dei rifiuti e dei relativi rapporti annuali.
I dati del 15° rapporto Gestione rifiuti urbani, riferiti al 2013, indicano inequivocabilmente che la rete impiantistica regionale di compostaggio è attualmente sufficiente a coprire il fabbisogno presente e futuro della FORSU. Nel 2013 (ultimo dato finora disponibile) la frazione organica recuperata ammontava a 192.730 t/anno, comprensiva di rifiuti verdi da giardini e parchi, mentre la stima della frazione organica ancora presente nel rifiuto indifferenziato è stata valutata in circa 70.000 t/anno. L’impiantistica già autorizzata e in buona parte operativa in Sardegna per il compostaggio è in grado di trattare un quantitativo di ben 277.764 t/anno, che verrà ulteriormente implementato (es. Prato sardo: 7.400 t/anno). Inoltre il 1° rapporto compost in Sardegna (2012), non citato dal proponente nell’analisi dei dati, pur indicando un deficit di recupero degli scarti verdi, e quindi potenzialmente disponibili, allo stesso tempo evidenzia la carenza di materiale strutturante (scarti verdi appunto) a disposizione degli impianti di compostaggio esistenti, dove convenientemente possono essere utilizzati.
Questi dati confermano le valutazioni già effettuate dai Servizi TAT e SAVI e cioè “la non rispondenza dell’intervento con il Piano regionale dei rifiuti urbani in quanto alla stato attuale non risulta esistere un fabbisogno da coprire”, anche in considerazione del fatto che la Regione ha stimato il fabbisogno a regime (con le RD delle frazioni organiche pienamente implementate) di recupero di FORSU e scarto verde da RD in circa 250.000 t/anno e che la Sardegna è al primo posto a livello nazionale per l’intercettazione della FORSU (97 kg/procapite).
Per quanto riguarda i rifiuti speciali biodegradabili occorre infine segnalare che il Piano regionale Rifiuti Speciali sottolinea che gli spandimenti in agricoltura di tali rifiuti garantiscono ampiamente il soddisfacimento del fabbisogno stimato.

4) Criticità in relazione al Quadro ambientale
Permangono in questo quadro errori grossolani sulle distanze dal progetto proposto dei siti della rete Natura 2000 (SIC e ZPS) e le criticità già segnalate in quanto il contesto territoriale in cui si vuole operare, pur facendo parte dell’area industriale, è contornato da ambienti con ampia valenza ecologica. Questi ambienti ospitano (ancora) diverse specie di interesse comunitario (Nibbio reale, Gallina prataiola, Occhione, Piviere dorato, Ghiandaia marina, Calandra, Calandrella) e numerose altre specie che godono della particolare protezione per le quali la Regione Sardegna adotta provvedimenti prioritari atti ad istituire un regime di rigorosa tutela dei loro habitat (Allegato alla L.R. n. 23/1998) e/o che sono elencate nell’allegato I della direttiva Uccelli 2009/147/CE. In prossimità della localizzazione del progetto sono inoltre presenti ben 5 aree di rilevante interesse faunistico, di cui 3 di interesse regionale (Rio Tossilo - Riu Murtazzolu - Riu s’Adde; Tanca Melchiorre Murenu; Montigu) e 2 di interesse provinciale (Frades Faeddas e Macomer est), per la presenza di specie di interesse comunitario, di corridoi di transito utilizzati dall’avifauna migratoria e di siti di caccia di una delle più importanti e consistenti colonie sarde di Chirotteri, tra cui diverse specie minacciate in qualche modo di estinzione a livello mondiale, come riportato da studi abbastanza recenti1. Si rimanda a tali studi anche per un aggiornamento dei vertebrati terrestri la cui riproduzione è stata considerata certa, probabile o possibile e un ulteriore verifica della componente vertebratica “censita” dal proponente, in quanto i Talpidi non sono presenti né nell’area di Tossilo, né nel resto della Sardegna.
In queste aree la valutazione sulla componente faunistica non è stata presa in considerazione, come fra l’altro già evidenziato nella delibera di rinvio a VIA (D.G.R. n. 22/2 del 17/06/2014) che lamentava tale carenza anche nello studio preliminare ambientale del precedente progetto.
Inoltre il Quadro ambientale definisce un territorio “particolarmente degradato, per le pregresse e continue attività di esbosco e incendio con trasformazioni a fini meramente antropici quali i pascoli”, valutazione contraddetta dagli stessi dati faunistici citati in relazione e da precedenti valutazioni dello stesso Servizio SAVI che ha sottolineato come l’area ricompresa all’interno del perimetro della fascia dei 4 km dalla Zona industriale di Tossilo non appare né marginale né degradata da attività antropiche pregresse o in atto. Si tratta, infatti, di un tipico paesaggio rurale, in cui sono presenti numerose aziende agricole e zootecniche, servite da una viabilità interpoderale che si sviluppa, principalmente, su strade sterrate (vedi D.G.R. n. 13/7 del 8.4.2014 - procedura di VIA parco eolico Sa Muzzere).
La scarsa valenza conservazionistica attribuita dal proponente ai pascoli sopracitati nell’area di Tossilo, è evidentemente infondata ed errata, frutto di vecchie logiche. Tali pascoli sono infatti simili per caratteristiche e struttura a quelli presenti nella ZPS adiacente, e per questo motivo, la normativa europea (Allegato I direttiva 92/43/CE) e quella di recepimento nazionale, li classificano come habitat prioritari cioè ambienti naturali o semi-naturali che rischiano di scomparire nel territorio europeo e per la cui conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare, anche quando si trovano all’esterno della rete Natura 2000.

Lo studio di VIA afferma che l’impatto sulla qualità dell’aria dovuto ad un impianto integrato per l’ossidazione dei fanghi (WET-OXIDATION) e digestione anaerobica della FORSU, non raggiungerà entità tali da poter esser considerato pericoloso per la salute umana, ma non vengono fornite informazioni sui valori di fondo “ante operam” dell’area interessata, né tali valori di fondo sono stati presi in considerazione. Non vengono forniti neppure dati sullo stato di salute delle popolazioni interessate, né sono stati valutati gli effetti cumulativi dei vari punti di emissione dell’impianto con quelli di altri impianti di trattamento/recupero di rifiuti già operanti nella medesima area industriale.
Lo stesso proponente, nella Relazione non tecnica allegata, afferma che “Per quanto attiene il Piano Regionale di risanamento della qualità dell’aria il Comune di Macomer viene inserito tra le aree da sottoporre cautelativamente a monitoraggio per presenza di industrie di rilievo,...”.
Occorre anche segnalare che il modello di dispersione degli inquinanti in atmosfera proposto dal proponente fa riferimento all’analisi effettuata attraverso l’utilizzo dei programmi AERMET View e PCRammet View contenuti nel pacchetto AERMOD View della Lakes Environmental e che dalla rielaborazione dei dati di vento il proponente afferma che la direzione principale di provenienza è contenuta nel settore WNW, con il 11,95% dei dati.
Tali dati risultano in contraddizione con un analogo modello di dispersione proposto nello studio di VIA, anche questo utilizzando il pacchetto AERMOD, per la realizzazione di un nuovo inceneritore a Tossilo, dove la predominanza della direzione dei venti viene invece indicata come opposta.
In considerazione del fatto che la simulazione della dispersione degli inquinanti in atmosfera, grazie all’ausilio di modelli matematici, permette di determinare l’impatto ambientale delle emissioni sul territorio ed è possibile verificare, con l’applicazione del relativo modello di dispersione atmosferica, la concentrazione degli inquinanti per ogni ora del periodo temporale considerato e per ogni punto del dominio, è necessario, a nostro avviso, capire in quale modo siano stati ottenuti dei risultati contrastanti nelle due simulazioni citate per valutare correttamente e adeguatamente le concentrazioni degli inquinanti e gli effetti cumulativi con altri impianti di trattamento/recupero di rifiuti presenti nella medesima area industriale, per effettuare i dovuti confronti con i limiti di legge imposti dalla normativa vigente in materia di qualità dell’aria e, soprattutto, per escludere impatti negativi sulla salute e sul territorio delle popolazioni interessate.






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