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venerdì 31 gennaio 2014

Il Coordinamento Sardo Non bruciamoci il Futuro a Michela Murgia


Comitati, associazioni e gruppi che hanno sottoscritto la lettera aperta ai candidati presidenti delle diverse coalizioni in campo per le prossime consultazioni regionali, dopo aver considerato con attenzione la risposta di  Michela Murgia, candidata presidente di Sardegna Possibile, esprimono le seguenti  valutazioni sulle sue linee programmatiche

COORDINAMENTO SARDO
NON BRUCIAMOCI IL FUTURO

Ringraziamo Michela Murgia e lo staff di Sardegna Possibile per la pronta ed articolata risposta alle richieste avanzate nella lettera aperta inviata ai candidati presidenti per le prossime consultazioni elettorali in Sardegna.
Apprezziamo le dichiarazioni di impegno sul versante energetico e della gestione dei rifiuti, che vanno nella direzione indicata dal Coordinamento Sardo NBF, con l’abbandono definitivo e totale del ricorso ai combustibili fossili e ai processi di combustione e la sospensione di tutte le procedure di autorizzazione per nuovi impianti e per il potenziamento di quelli esistenti.
Alla luce della disponibilità al confronto manifestata, non possiamo allo stesso tempo esimerci dall'esprimere la nostra contrarietà rispetto ad alcuni aspetti programmatici, che qui riportiamo per sommi capi.
 
a) .....in base alla legge sui processi partecipativi che intendiamo approvare nei primi sei mesi di governo, per rendere legge l’obbligo di consultazione dei cittadini quando l’impatto delle decisioni supera una determinata soglia di investimento o di incidenza socio-ambientale.
Rispetto alla vasta normativa che sancisce il diritto dei cittadini all'informazione e alla partecipazione alle decisioni istituzionali in materia di salute, ambiente e gestione dei rifiuti (Carta di Ottawa 1986, D. Lgs n. 502/2006, Carta di Aalborg 1994, Convenzione di Aarhus 26.6.1998, Direttiva 2003/35/CE, Direttiva 2008/98/CE), riteniamo limitativo che l'obbligo di consultazione dei cittadini sia vincolato per legge a concetti vaghi come “soglia di investimento o incidenza socio-ambientale”.
Rileviamo inoltre che il primo criterio (soglia di investimento) favorirebbe, addirittura con legge regionale, il ricorso a progetti “spezzatino” con un’artificiosa segmentazione degli interventi in distinte e procrastinate progettazioni sotto soglia, consentendo di aggirare non solo l’obbligatorietà della VIA, ma anche l’obbligo della consultazione dei cittadini.
In realtà esiste già un’obbligatorietà della valutazione dell’impatto ambientale cumulato, come la giurisprudenza Comunitaria e Regionale ha già stabilito con la Sentenza della Corte di Giustizia CE, Sez.4^, 24 Novembre 2011 e la Sentenza C-404/09 che sono già state recepite anche a livello giurisprudenziale regionale con la Sentenza, tra le tante, del T.A.R Sardegna n° 412, Sez II. , 30 marzo 2010.
È sentita comunque l'esigenza di dotarsi di una norma a carattere regionale che recepisca in modo organico i diversi principi di partecipazione democratica dei cittadini ai vari processi di formazione delle decisioni, che al momento non trovano una chiara collocazione e leggibilità.
 
b) Il Piano Energetico di Sardegna Possibile affronta la fase di transizione verso l’abbandono totale delle forme di produzione da fonti fossili proponendo diversi scenari transitori possibili che prevedono – a seconda della efficacia misurata e monitorata degli interventi di cui sopra – il ricorso alla generazione da solare termodinamico (nei territori già compromessi e senza sacrificare altro terreno agricolo sano) e da idroelettrico che possono funzionare da subito come validi sostituti per alcune delle funzionalità di compensazione e stabilizzazione assolte dalle centrali a gas o a olio combustibile fossile o vegetale.
Nella fase di transizione “virtuosa”, tra le fonti energetiche rinnovabili si punta sul solare termodinamico da collocare in aree compromesse e se si tratta di SIN, come è ipotizzabile, tali insediamenti non possono prescindere da preliminari azioni di bonifica e di riqualificazione ambientale.
Non si menziona se non in riferimento alle sei microaree sperimentali - lo sviluppo del fotovoltaico domestico, del solare termico e del mini eolico come forma di generazione distribuita a favore delle famiglie delle piccole comunità e delle piccole e medie imprese, condizione strutturale che permetterebbe una fase di transizione brevissima nel tempo. Viene ricordato l’idroelettrico come sostituto “delle funzionalità di compensazione e stabilizzazione assolte dalle centrali a gas o a olio combustibile fossile o vegetale” ma non se ne identifica il ruolo come fonte di accumulo giornaliero e di erogazione notturna in pieno allineamento con la profilatura dei consumi/die. In particolare, non si identifica nella gestione del bene comune acqua, contenuta negli invasi e di proprietà regionale, il settore dove sviluppare la produzione dell’idrogeno (per elettrolisi pubblica e non per reforming privato da idrocarburi) come vettore energetico per motori e celle ad idrogeno.
 
c) Il Piano non esclude, sempre solo nella fase transitoria, il ricorso all’importazione di metano liquido via nave, e il trattamento attraverso rigassificatori situati nei porti, e quindi l’uso del gas per la produzione di energia elettrica o per il reforming finalizzato alla produzione di idrogeno per le aree industriali, ma solo a patto che..”
Le scelte strategiche per la fase di transizione verso nuovi assetti industriali non possono privilegiare i sistemi di produzione energetica a combustione, quali il ricorso al metano liquido, che si dice di voler abbandonare definitivamente, non solo per un irrinunciabile atteggiamento di coerenza, ma anche in considerazione del fatto che gli investimenti nel settore energetico comportano costi elevati e tempi di ammortamento lunghi, non compatibili con una fase di transizione che dovrebbe durare pochi anni.
I rischi potenziali di un impianto di rigassificazione che lavora grosse quantità di metano altamente infiammabile, lo portano ad essere sottoposto alle “Direttive Seveso” quale impianto a rischio di incidente rilevante, come per le raffinerie di petrolio. Il ciclo di rigassificazione può avere altri aspetti negativi legati alla re-immissione delle acque raffreddate in natura e alla necessità di immettere grandi quantitativi di cloro, che confluirà anch'esso in natura. Dal punto di vista economico la scelta di rigassificatori (da più parti se ne ipotizzano almeno 4 nei principali porti isolani) consentirebbe di mantenere il sistema di produzione elettrico in mano ai soliti grossi oligopolisti (Saras, Enel ENI, E.ON1 e altri players minori come Clivati) che già dettano legge per quanto riguarda le tariffe elettriche gestendo, come Saras- Sarlux, il mercato infragiornaliero con privilegio della priorità di dispacciamento e non obbligo di regolazione, incassando gli incentivi del famigerato Cip6 per bruciare i residui pesanti del petrolio e scaricandoli sulla bolletta elettrica delle famiglie. Gli altri operatori attraverso Terna lucrano sul regime di essenzialità vendendo anche ciò che non producono nel mercato del giorno prima e magari costringendo ad acquisti esterni per mantenete la stabilità di rete nella fase di aggiustamento serotina. Anche sul GNL la possibilità di caricare sui contribuenti gli oneri di esercizio rimangono ampi; esiste ancora in sospeso il sistema di incentivazione dei rigassificatori, chiamato"fattore di garanzia", varato dall’’Autorità per l’energia (Aeeg) nel 2005, in seguito all’emergenza gas di quell’inverno.
In Sardegna, terra di lobbies oligopoliste specialiste nel fare cartello e scaricare sulla comunità gli aiuti di stato, tutto potrebbe essere rimesso in moto. 
Una fase di transizione ancora basata sulle combustioni, inoltre, allontana dalla consapevolezza sulle recenti acquisizioni scientifiche sui danni genetici ed epigenetici nei bambini di Sarroch e sulla necessità di avviare una ricerca su modelli di produzione energetica e di sviluppo legato alla tutela della salute delle popolazioni, della qualità dell’aria, del suolo e delle acque e dei nostri prodotti alimentari.
 
d) “Il Piano propone l’immediato avvio di sei micromodelli sperimentali in aree limitate, sei piccoli comuni, che realizzino un sistema di cogenerazione misto basato esclusivamente sulla microgenerazione distribuita da fonti rinnovabili (microidroelettrico, solare termico e fotovoltaico, microeolico, biogas per le aziende zootecniche) che escluda da subito il ricorso alle fonti fossili. Le sei aree serviranno dunque come modello replicabile ed estensibile al resto del territorio sardo.......Regolano in modo chiaro e preciso lo sfruttamento delle risorse naturali come vento, sole (fotovoltaico ma anche termodinamico) biomasse, geotermia e acqua da parte di entità private in modo che i benefici economici derivanti dal loro sfruttamento siano a vantaggio delle comunità locali, e non più solo di singoli concessionari di suolo”.
Per i biodigestori anche di piccola taglia si prefigura una competizione tra terreni agricoli e terreni destinati a produzioni bioenergetiche (Mais per insilati, etc..), nonché, oltre al persistere del problema emissivo, l’introduzione di ulteriori criticità relativamente all’impiego del digestato nei terreni con la loro contaminazione a opera di microorganismi anaerobici quali i clostridi (Tetani, Botulini, etc..).
Un discorso analogo vale per le biomasse, la cui coltivazione non solo sottrae terreno alla produzione di cibo, ma a) determina un aumento del prezzo dei terreni e b) un aumento del prezzo dei mangimi animali. In diversi territori sardi i piccoli impianti stanno trasformando le campagne in un deserto. La stessa normativa regionale che esclude dalla VIA gli impianti di potenza inferiore ad 1 MW è da ritenersi fondatamente incostituzionale perché in contrasto con i criteri previsti dall’allegato III della direttiva 2011/92/UE, così come prefigura la sentenza 93/2013 della Corte Costituzionale e ribadito dal TAR Marche con la sentenza Sez I, n. 659/2013. Il che impone una urgente revisione del quadro normativo regionale in materia.
Il fatto che i micro modelli sperimentali non considerino tali criticità anche su piccola scala, pone serie difficoltà nell’ individuare la riproducibilità di questi modelli su scala più ampia.
Sempre in riferimento alla legge regionale da formularsi per il riordino del comparto delle rinnovabili, riteniamo che la risorsa geotermica e gli impianti termodinamici solari a concentrazione debbano ricevere maggiori attenzioni rappresentando due fonti con il più alto impatto sulle matrici ambientali: acqua, aria e suolo.
 
e) “Il Programma prevede l’approvazione e l’avvio del Piano Regionale delle Bonifiche che contiene l’analisi complessiva e approfondita dello stato attuale in termini di concentrazioni di inquinanti, di esposti, di rischio e la pianificazione degli interventi classificati per fattibilità e urgenza. Le bonifiche, anche al fine di aumentarne l’effettiva fattibilità economica, sono intese non solo come interventi di recupero e ripristino ma anche come opportunità di lavoro ed estrazione dagli scarti di nuove materie prime da immettere sul mercato e innesco di filiere locali di lavorazione.”
Il problema delle bonifiche e della riqualificazione ambientale dei due SIN e dei 18 SIR (comprese le due maggiori aree urbane) dovrebbe essere inquadrato prioritariamente su un piano sanitario tenendo conto dei tassi di mortalità indicizzati per deprivazione presenti nei due SIN. La fattibilità economica a carico delle aziende inquinanti dovrebbe tenere conto non solo della necessità di creare nuove professionalità e opportunità di lavoro, ma anche del monitoraggio dei programmi di spesa e della verifica dei risultati ad opera di un Comitato dei Garanti, come proposto nel nostro Manifesto di Intenti.

Valutiamo fattibile il percorso delineato, certi della capacità di ascolto della candidata presidente di Sardegna Possibile.
 
1- Difatti, è l'E.ON ad aver realizzato il rigassificatore di Livorno; l'Eni, invece, è attiva a Panigaglia, in Liguria, insieme a un fondo collegato alla Cassa depositi e prestiti del Ministero delle Finanze; infine, è dell'Enel il progetto di rigassificatore già approvato a Porto Empedocle.


31 gennaio 2014

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