Con
una comunicazione inviata alla ASL, alla provincia di Nuoro, alla
Regione Sardegna, ai sindaci del Marghine, all'Arpas, ai sindacati e per conoscenza alla Procura della Repubblica,
il Comitato ha denunciato la situazione
di potenziale pericolo per la salute dei cittadini residenti nell'area
industriale di Macomer e di Ottana.
I cittadini del Comitato hanno espresso
le proprie preoccupazioni per la
salute dell’intera popolazione
del Marghine, nonché per la salubrità del territorio e delle produzioni
agro-alimentari, rispetto alla presenza di diossine nel Distretto sanitario di
Macomer, segnalando che:
1. in
un comunicato stampa del 2010, l’A.S.L
di Nuoro informava che era stato
approvato un progetto di ricerca sull’incidenza dei
tumori della popolazione del Distretto sanitario di Macomer, dove è presente un grosso inceneritore, il
cui fine era quello di “conoscere l'eventuale relazione tra esposizione a
fattori cancerogeni (diossine sopratutto, la cui presenza è già stata
accertata) e l'insorgenza di neoplasie maligne, tenendo conto del fatto che
le manifestazioni possono verificarsi anche distanza di molti anni dal rischio.”
La presenza di diossine nel nostro territorio era stata successivamente
confermata dall’allora commissario
straordinario della ASL3, il Dott. Succu, che in veste di consigliere di
maggioranza del comune di Macomer, nel corso della seduta del consiglio
comunale del 12 novembre 2010, aveva
dichiarato fra l’altro che “Il rilevamento dei parametri deve essere il
più ampio possibile, tutti dobbiamo conoscere qual è il tasso di diossina nei
rilievi che finalmente sono fatti con una frequenza accettabile rispetto al
passato. Mi risulta da voci informali che se il valore massimo consentito di
diossina è di 100, a Macomer si è arrivati anche a 75, è un valore preoccupante”;
2. a
tutt’oggi non si hanno notizie circa la
conclusione del progetto di ricerca;
3. le
preoccupazioni per la salute sono diventate più pressanti in quanto tale
ricerca avrebbe dovuto fugare “gratuiti e
ingiustificati allarmismi” sulla pericolosità degli inceneritori
esistenti nel polo industriale di Macomer e del nuovo inceneritore proposto dal
Commissario liquidatore del Consorzio per la Zona Industriale di Tossilo;
4. nonostante
i Comuni di Borore e Macomer e l’Unione dei Comuni del Marghine abbiano cercato
di rassicurare in qualche modo i cittadini affermando che “ contrariamente al passato è oggi in funzione una avanzata centralina
di misurazione di tutti i parametri chimico-fisici legati all’attività
dell’impianto”, la centralina installata a Macomer e il laboratorio mobile
utilizzato dall’ARPAS per la “campagna
di monitoraggio dell’aria nel Comune di Borore”
sono in grado di monitorare esclusivamente gli inquinanti (metalli pesanti, IPA,
Diossine) contenuti nella frazione PM10 del particolato atmosferico, mentre il
pericolo maggiore, soprattutto per le Diossine e il PCB prodotte dagli
inceneritori, è rappresentato dal loro accumulo nel terreno e negli alimenti. Secondo gli esperti del settore la misurazione della concentrazione delle PM
2.5 rappresenta l’unico dato certo in grado di monitorare la salubrità
dell’aria e di rassicurare i cittadini sulla tutela della loro salute. Non
risultano realizzate né tantomeno
avviate campagne di monitoraggio della frazione PM 2.5 del particolato
atmosferico nel Distretto sanitario di Macomer, nonostante la direttiva europea 1999/30/CE e
il decreto italiano di recepimento (D.M.60/2002), già prevedessero che fossero implementate stazioni di monitoraggio
in grado di determinare la concentrazione di massa del PM 2,5, al fine di
estendere le conoscenze circa i livelli e l’esposizione umana a questa frazione
del particolato;
5.
le preoccupazioni riguardano anche i pericoli di inquinamento
e deterioramento della ZPS denominata “Altopiano di Abbasanta”, ricadente
interamente nel territorio del Distretto sanitario di Macomer e i cui confini
occidentali e sud orientali si trovano a ridosso rispettivamente delle aree
industriali di Macomer e Ottana, per il cui mantenimento la Regione Autonoma
della Sardegna si è impegnata ad assicurare condizioni favorevoli di
conservazione per gli habitat e le specie selvatiche (direttive 92/43/CE e
2011/147/CE).
I
cittadini chiedono di
conoscere i dati relativi alla
presenza di diossine nel Distretto Sanitario di Macomer, di sapere se il progetto di ricerca sull’incidenza dei tumori della popolazione del
Distretto sanitario di Macomer è stato concluso o in quale fase si trovi e,
qualora fosse stato sospeso, di conoscere i motivi della sospensione e gli
eventuali interventi alternativi proposti a tutela della salute.
I cittadini invitano:
-
le autorità sanitarie in indirizzo ad attivarsi
secondo le proprie competenze per assicurare un’adeguata tutela della salute
dei cittadini del Distretto sanitario di Macomer e del loro territorio e ad
agire secondo le proprie prerogative sulla base delle leggi sanitarie vigenti;
-
la Regione Sardegna e l’ARPAS a rispettare
l’obbligo del monitoraggio del particolato PM 2,5 come previsto dalla direttiva
2008/50/CE e dal D.lgs. 155/2000;
-
le Amministrazioni Pubbliche ad attivarsi per la tutela della salute dei
cittadini.
Davvero la mancanza di scrupoli di certi politici insieme alla silenziosa connivenza delle istituzioni sta portando anche il nostro territorio alla catastrofe finale. Dobbiamo davvero aspettare che intervenga la magistratura per vedere tutelati i nostri diritti o c'è ancora speranza che qualcosa cambi?
RispondiEliminaLa strada del cambiamento è lunga e troppo spesso osteggiata dalla classe dirigente perchè si fonda su un profondo processo democratico di partecipazione e di capillare e trasparente formazione-informazione dei cittadini, mentre l'incenerimento si basa su un approccio autoritario (a Napoli e in Sicilia è stato accompagnato dalla militarizzazione dei territori e spesso correlato a fenomeni di corruzione) che vorrebbe far finta di risolvere velocemente il problema imponendo ai cittadini scelte non condivisibili.
EliminaAbbiamo il dovere di lottare per la democratizzazione del nostro territorio. La speranza nel cambiamento ci arriva dagli esempi virtuosi di tanti Comuni italiani, alcuni anche in Sardegna, che hanno scelto la strada dei Rifiuti Zero optando per alternative reali, funzionanti, più vantaggiose per la salute, l'ambiente e l'occupazione. Ogni rischio è inccettabile se è evitabile.