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mercoledì 17 ottobre 2012

La nostra salute non è in vendita



Con  una comunicazione inviata alla ASL, alla provincia di Nuoro, alla Regione Sardegna, ai sindaci del Marghine, all'Arpas, ai sindacati  e per conoscenza alla Procura della Repubblica, il Comitato ha denunciato  la situazione di potenziale pericolo per la salute dei cittadini residenti nell'area industriale di Macomer e di Ottana.
I cittadini del Comitato hanno espresso le proprie preoccupazioni per la  salute  dell’intera popolazione del Marghine, nonché per la salubrità del territorio e delle produzioni agro-alimentari, rispetto alla presenza di diossine nel Distretto sanitario di Macomer, segnalando che:
1.      in un comunicato stampa  del 2010, l’A.S.L di Nuoro  informava che era stato approvato un  progetto di ricerca sull’incidenza dei tumori della popolazione del Distretto sanitario di Macomer,  dove è presente un grosso inceneritore, il cui fine era quello di “conoscere l'eventuale relazione tra esposizione a fattori cancerogeni (diossine sopratutto, la cui presenza è già stata accertata) e l'insorgenza di neoplasie maligne, tenendo conto del fatto che le manifestazioni possono verificarsi anche distanza di molti anni dal rischio.” La presenza di diossine nel nostro territorio era stata successivamente confermata  dall’allora commissario straordinario della ASL3, il Dott. Succu, che in veste di consigliere di maggioranza del comune di Macomer, nel corso della seduta del consiglio comunale del 12 novembre 2010,  aveva dichiarato  fra l’altro che “Il rilevamento dei parametri deve essere il più ampio possibile, tutti dobbiamo conoscere qual è il tasso di diossina nei rilievi che finalmente sono fatti con una frequenza accettabile rispetto al passato. Mi risulta da voci informali che se il valore massimo consentito di diossina è di 100, a Macomer si è arrivati anche a 75, è un valore preoccupante”;
2.      a tutt’oggi non si hanno  notizie circa la conclusione del progetto di ricerca;
3.      le preoccupazioni per la salute sono diventate più pressanti in quanto tale ricerca avrebbe dovuto fugare “gratuiti e ingiustificati allarmismi” sulla pericolosità degli inceneritori esistenti nel polo industriale di Macomer e del nuovo inceneritore proposto dal Commissario liquidatore del Consorzio per la Zona Industriale di Tossilo;
4.      nonostante i Comuni di Borore e Macomer e l’Unione dei Comuni del Marghine abbiano cercato di rassicurare in qualche modo i cittadini affermando che “ contrariamente al passato è oggi in funzione una avanzata centralina di misurazione di tutti i parametri chimico-fisici legati all’attività dell’impianto”, la centralina installata a Macomer e il laboratorio mobile utilizzato dall’ARPAS  per la “campagna di monitoraggio dell’aria nel Comune di Borore”  sono in grado di monitorare esclusivamente  gli inquinanti (metalli pesanti, IPA, Diossine) contenuti nella frazione PM10 del particolato atmosferico, mentre il pericolo maggiore, soprattutto per le Diossine e il PCB prodotte dagli inceneritori, è rappresentato dal loro accumulo nel terreno e negli alimenti.  Secondo gli esperti del settore  la misurazione della concentrazione delle PM 2.5 rappresenta l’unico dato certo in grado di monitorare la salubrità dell’aria e di rassicurare i cittadini sulla tutela della loro salute. Non risultano  realizzate né tantomeno avviate campagne di monitoraggio della frazione PM 2.5 del particolato atmosferico nel Distretto sanitario di Macomer,  nonostante la direttiva europea 1999/30/CE e il decreto italiano di recepimento (D.M.60/2002), già prevedessero che  fossero implementate stazioni di monitoraggio in grado di determinare la concentrazione di massa del PM 2,5, al fine di estendere le conoscenze circa i livelli e l’esposizione umana a questa frazione del particolato;
5.      le preoccupazioni riguardano anche i pericoli di inquinamento e deterioramento della ZPS denominata “Altopiano di Abbasanta”, ricadente interamente nel territorio del Distretto sanitario di Macomer e i cui confini occidentali e sud orientali si trovano a ridosso rispettivamente delle aree industriali di Macomer e Ottana, per il cui mantenimento la Regione Autonoma della Sardegna si è impegnata ad assicurare condizioni favorevoli di conservazione per gli habitat e le specie selvatiche (direttive 92/43/CE e 2011/147/CE).

I cittadini  chiedono  di  conoscere i dati  relativi alla presenza di diossine nel Distretto Sanitario di Macomer,  di sapere se il progetto di ricerca sull’incidenza dei tumori della popolazione del Distretto sanitario di Macomer è stato concluso o in quale fase si trovi e, qualora fosse stato sospeso, di conoscere i motivi della sospensione e gli eventuali interventi alternativi proposti a tutela della salute.
I  cittadini invitano:
-        le autorità sanitarie in indirizzo ad attivarsi secondo le proprie competenze per assicurare un’adeguata tutela della salute dei cittadini del Distretto sanitario di Macomer e del loro territorio e ad agire secondo le proprie prerogative sulla base delle leggi sanitarie vigenti;
-        la Regione Sardegna e l’ARPAS a rispettare l’obbligo del monitoraggio del particolato PM 2,5 come previsto dalla direttiva 2008/50/CE e dal D.lgs. 155/2000;
-        le Amministrazioni Pubbliche  ad attivarsi per la tutela della salute dei cittadini.

2 commenti:

  1. Davvero la mancanza di scrupoli di certi politici insieme alla silenziosa connivenza delle istituzioni sta portando anche il nostro territorio alla catastrofe finale. Dobbiamo davvero aspettare che intervenga la magistratura per vedere tutelati i nostri diritti o c'è ancora speranza che qualcosa cambi?

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    1. La strada del cambiamento è lunga e troppo spesso osteggiata dalla classe dirigente perchè si fonda su un profondo processo democratico di partecipazione e di capillare e trasparente formazione-informazione dei cittadini, mentre l'incenerimento si basa su un approccio autoritario (a Napoli e in Sicilia è stato accompagnato dalla militarizzazione dei territori e spesso correlato a fenomeni di corruzione) che vorrebbe far finta di risolvere velocemente il problema imponendo ai cittadini scelte non condivisibili.
      Abbiamo il dovere di lottare per la democratizzazione del nostro territorio. La speranza nel cambiamento ci arriva dagli esempi virtuosi di tanti Comuni italiani, alcuni anche in Sardegna, che hanno scelto la strada dei Rifiuti Zero optando per alternative reali, funzionanti, più vantaggiose per la salute, l'ambiente e l'occupazione. Ogni rischio è inccettabile se è evitabile.

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