Non abbiamo mai sottovalutato la portata della crisi della Tossilo
SPA, ma non immaginavamo che il fallimento del sistema di
incenerimento di Tossilo, i cui riflessi preoccupanti stanno
interessando soprattutto i 38 lavoratori, fosse di questa portata,
grazie soprattutto alla mala gestione della Tossilo SPA e alle scelte
scellerate dei nostri amministratori e decisori politici.
In consiglio comunale è stato annunciato che l’unica alternativa
per risolvere l’emergenza Tossilo è quella di chiudere le due
linee di incenerimento, mettere i lavoratori o parte di essi in Cassa
integrazione e contratto di solidarietà, avviare la costruzione del
nuovo inceneritore e nel frattempo destinare i rifiuti, a costi
scontati, nella discarica di Ozieri.
Il tutto sembra accadere come un fulmine a ciel sereno, ma in realtà
sarebbe bastato andarsi a leggere le relazioni ai bilanci della Tossilo degli ultimi anni , per capire che il dissesto era annunciato,
senza bisogno di mettere su la sceneggiata alla quale abbiamo
assistito in Consiglio comunale, con i soli responsabili della
Tossilo e del Consorzio sul banco degli imputati, insieme alla
“lentezza della burocrazia”, e gli amministratori
che si autoassolvono così da qualsiasi responsabilità.
Infatti i documenti della Tossilo attestano
- la costante diminuzione dei conferimento dei rifiuti (nel 2014 è stata del 15,41% rispetto al 2012) e dunque della produzione,”che rende sempre più difficile il pareggio di bilancio”
- il mancato incenerimento di tutti i quantitativi conferiti (19.652 t su 32.937 nel 2012, 17.627 su 30.834 nel 2013), il restante è stato mandato in discarica
- la conseguente veloce diminuzione dei volumi disponibili nella discarica di Monte Muradu
- la mancata commercializzazione del compost prodotto per non aver acquisito le necessarie certificazioni/autorizzazioni
- la cessazione dell’affidamento del servizio di raccolta differenziata da parte di numerosi Comuni, 8 su 10 nel 2014. Nel 2015 probabilmente cesserà anche il servizio per con gli ultimi 2 (Birori e Borore), con conseguente perdita dei 3 addetti
- la mancata entrata in esercizio della piattaforma di prima valorizzazione.
Questa situazione, come dichiarato
dai bilanci della Tossilo, non si è creata dall’oggi al domani,
ed era sicuramente nota da anni a diversi consiglieri comunali che
sino a poco tempo fa facevano parte del CdA della Tossilo, come
Giovanni Biccai, assente alla riunione di Consiglio, che ne
era presidente prima della nomina dell'ing. Demontis come
amministratore unico.
Eppure, constatata la gestione fallimentare della Tossilo SPA,
l’incapacità e l’inadeguatezza dei suoi amministratori, non è
stata minimamente considerata la possibilità di richiedere lo
scioglimento della società, con la presa in carico diretta, come
avvenuto già nel passato, da parte del Consorzio Industriale che
detiene il 99% del pacchetto azionario. Se non altro si
risparmierebbe sui compensi dei componenti degli organi societari.
Non c’è stato neanche un minimo tentativo di ragionare sulla
prospettiva futura di Tossilo come Piattaforma dei rifiuti
valorizzabili, come fra l’altro indicato dal Piano regionale di
Gestione dei Rifiuti laddove prevede la dismissione del sistema di
incenerimento, prospettiva che pian piano sta sfumando a favore di
altri territori. E’ di qualche giorno fa l’approvazione di un
progetto ad Ottana per la realizzazione di un impianto di primo
conferimento e valorizzazione dei materiali da raccolta
differenziata, di riselezione del plasmix e di ritiro e
valorizzazione di rifiuti speciali non pericolosi mentre a Tossilo
l’impianto per la selezione e pressatura degli imballaggi
della piattaforma di valorizzazione dei rifiuti non
decolla anche per l’incapacità degli amministratori del
Consorzio e della Tossilo che, a distanza di due anni dalla sua
realizzazione, non sono ancora riusciti a renderlo operativo creando
alternative per i lavoratori della Tossilo.
Ma di questo nulla dice il Consiglio comunale, né preoccupano le
scelte irresponsabili e illegittime assunte in questi ultimi
6 anni dalla politica e dall’apparato tecnico-amministrativo
regionale, subite in modo altrettanto irresponsabile dal Comune di
Macomer.
In realtà si ha paura di fare scelte coraggiose o sono forti gli
interessi in gioco che vanno difesi prima di ogni altra cosa.
Non si può chiudere un Consiglio auspicando che per i lavoratori
si trovi una soluzione. Non è accettabile!
La strada che si sta seguendo è piena di insidie e il suo percorso
potrebbe essere interdetto da un esito positivo dei ricorsi
proposti al TAR
dal Comitato
cittadino Non bruciamoci il futuro, dall’associazione Zero Waste
Sardegna, dall’Unione dei Comuni della
Barbagia e
dal
Comune di Nuoro per l’annullamento degli atti
relativi alla realizzazione del nuovo inceneritore.
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