COMUNICATO CONGIUNTO DI NON BRUCIAMOCI IL FUTURO E ZERO WASTE SARDEGNA
La
Regione Sardegna sconfigge i cittadini ed ora potrà formalmente
vantare una programmazione nella gestione dei rifiuti priva di ombre
sulla sua legittimità amministrativa. Così ha infatti deciso il
Consiglio di Stato che ha ritenuto inammissibili le richieste di
revocazione promosse dal Comitato Non Bruciamoci il Futuro,
dall'Associazione Zero Waste Sardegna e dall'Unione dei Comuni della
Barbagia. Quelle richieste puntavano a riformare la sentenza di
appello che aveva rigettato la decisione del Tar Sardegna capace di
cogliere l'illegittimità amministrativa su cui si basava l'iter
autorizzativo per la realizzazione del nuovo inceneritore di Tossilo.
Si
chiude così, dopo oltre otto anni di intenso lavoro per il
ripristino della legalità e per la tutela della salute pubblica e
dell'ambiente, la battaglia da noi promossa contro la realizzazione
del nuovo inceneritore che continuiamo a ritenere dannoso non solo
per il territorio del Marghine e funzionale a interessi lontani dai
bisogni dei cittadini.
Sapevamo
già, iniziando questo percorso, che sarebbe stato difficilissimo, se
non impossibile, riuscire nel nostro intento visto soprattutto
l'atteggiamento delle istituzioni nei confronti delle nostre
legittime richieste. Non per questo abbiamo abbandonato il campo
nella consapevolezza che la battaglia andava combattuta anche se
altissima era la probabilità di perderla. Ad essa erano legate la nostra libertà, la qualità della nostra
democrazia e la nostra salute.
Altri
soggetti, seppur chiamati direttamente in causa dalle loro funzioni
istituzionali, hanno deciso di sottrarsi alle proprie responsabilità
lasciandoci soli davanti a un compito così complesso al cui esito
erano legati anche la salute dei cittadini e la salubrità dell'ambiente. Primi fra tutti i Comuni e i sindaci del territorio del
Marghine. Anche quei sindaci i cui Consigli comunali avevano votato
apposite delibere contrarie alla realizzazione dell'inceneritore, si
sono uno dopo l'altro defilati seguendo la posizione del Comune di
Macomer che l'inceneritore l'ha fortemente sostenuto, come l'ha
sostenuto l'ex assessore ai Lavori Pubblici e presidente del Partito
dei Sardi Paolo Maninchedda, riferimento del territorio. E' questo
uno dei tanti paradossi di questa vicenda spesso torbida e
incomprensibile.
Dopo
aver voluto svolgere (o aver finto di svolgere!) un ruolo di primo
piano, si è defilato dalla partita dell'inceneritore di Tossilo
anche il Consiglio regionale della Sardegna. Nonostante avesse votato
a maggioranza un Ordine del giorno che impegnava la Giunta Pigliaru a
bloccare le procedure di Tossilo in attesa della modifica del Piano
regionale dei rifiuti e di uno studio epidemiologico che facesse
chiarezza sulla salute nel territorio del Marghine, il Consiglio
regionale ha accettato passivamente tutti i passaggi
dell'Assessorato regionale all'Ambiente e della Giunta che tradivano
quell'impegno preso in aula e quindi davanti a tutti i sardi.
Altre
istituzioni, con modalità diverse, quella partita l'hanno voluta
giocare e l'hanno vinta.
L'ha
vinta la Giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru e nello
specifico ambito dall'Assessore all'Ambiente Donatella Spano. Quella
stessa Giunta così proterva da voler dare di fatto il via libera
alla procedura autorizzativa dell'inceneritore il giorno prima della
convocazione di una manifestazione popolare che, proprio a Tossilo,
manifestava contro la realizzazione dell'opera e chiedeva proprio
alla Regione un incontro per modificare la pianificazione in
tema di gestione dei rifiuti. A quelle richieste la Regione ha
risposto, tranne un fugace incontro, con la sola via giudiziaria
senza neanche aprire una riflessione dopo la prima sentenza del Tar
Sardegna che aveva rilevato le gravi illegittimità della procedura
autorizzativa dell'inceneritore, tanto da annullarne tutti gli atti.
E'
del tutto legittimo che una amministrazione pubblica difenda le
proprie scelte di programmazione anche davanti ai giudici, ma poiché
lo fa utilizzando soldi dei cittadini quelle scelte andrebbero fatte
a seguito di un dibattito pubblico che dia a tutti le stesse
opportunità di far valere le proprie ragioni. In questa vicenda
tutto questo non è avvenuto e rappresenta una grave ferita per la
democrazia sarda e per il futuro dei suoi cittadini.
Esce
vincitrice da questa battaglia anche la Asl (ora ATS). La stessa che,
col CEA di Nuoro, aveva supportato la fattibilità della
realizzazione dell'inceneritore con uno studio epidemiologico da sé
stessa definito incompleto nel quale fra l'altro emergeva un aumento
della mortalità per patologie tumorali proprio nell'area di Macomer.
Vincono questa partita anche il Consorzio industriale di Tossilo, che
da circa 10 anni la Regione deve liquidare ma non vuole farlo, e la
Tossilo Spa, società ormai solo pubblica, che in questi anni ha
gestito gli impianti di incenerimento di Macomer grazie a tariffe fra
le più alte d'Italia e che oggi, con i vecchi impianti ormai spenti,
non "riesce" a far partire la piattaforma di selezione e
fatica a gestire anche l'impianto di compostaggio.
In
questo momento, escono sconfitti dalla battaglia giudiziaria i
cittadini che in questi anni hanno sostenuto il Comitato cittadino
NonBruciamoci il Futuro e l'associazione Zero Waste Sardegna e i
sindaci dell'Unione dei Comuni della Barbagia che hanno avuto il
coraggio di contrastare con i pochi mezzi a disposizione una
decisione calata dall'alto a dispetto degli interessi dei sardi.
La
nostra battaglia non termina qui perché non riguarda solo Macomer,
il Marghine e la Sardegna: gli interessi della
lobby inceneritorista si estendono in tutta Italia e sono stati
ampiamente supportati dai partiti che hanno governato in tutti questi
anni, a cominciare dal PD che con l'art. 35 dallo Sblocca Italia di Renzi ci ha regalato 20 nuovi inceneritori (e il potenziamento di
altri tra cui Tossilo!) dichiarandoli "impianti strategici
nazionali", contravvenendo così alle Direttive europee che
indicano l'incenerimento solo come pratica residuale dopo il
recupero, riuso, riciclo.
Non
smetteremo di aver fiducia nella giustizia e attendiamo il giudizio
della Corte di Giustizia Europea alla quale il TAR Lazio ha rimesso
il ricorso del Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare,
di cui noi facciamo parte, proprio per l'annullamento dello
scellerato Piano nazionale pro inceneritori.
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