COMITATO NON BRUCIAMOCI IL FUTURO - ZERO WASTE SARDEGNA
L’aggiornamento del Piano Regionale dei Rifiuti, pubblicato
recentemente sul sito della Regione, sembra costruito più per
confermare il nuovo inceneritore di Tossilo, piuttosto che per
governare nei prossimi 6 anni la gestione dei rifiuti con il buon
senso e la verità dei dati che vengono proposti nell’aggiornamento
stesso.
Tale valutazione è già di per sé grave se si considera che molti Comuni della provincia di Nuoro si erano espressi contro
l’inceneritore di Tossilo e per una concreta alternativa
all’incenerimento, sostenendo le tesi del Comitato di cittadini
NBF. Anche i Comuni di Macomer e Borore, insieme all’Unione dei
Comuni del Marghine, avevano sostenuto nei loro deliberati che “
,,,,,i rifiuti si smaltiscono dove vengono prodotti ……….In
Sardegna risultano sufficienti due impianti di smaltimento: il primo
con riferimento all’area metropolitana di Cagliari e alla Sardegna
centro orientale (l’impianto esistente del CACIP), il secondo da
realizzare nel corridoio territoriale Sassari-Olbia ed avente a
riferimento la Sardegna centro-settentrionale….., sostenendo
fra l’altro che sull’impianto di Tossilo nessuna disponibilità
alla sua implementazione produttiva, nessuna disponibilità alla sua
operatività nel medio e lungo periodo.
La pensano ancora così?
Dalla lettura del Piano aggiornato si rileva invece che, a regime (nel
2022), si dovrà raggiungere una raccolta differenziata pari all’80%
e il secco da incenerire sarà pari a 158.000 t/anno (138.000 t/anno
di secco residuo, 20.000 t/anno da scarti di raccolta differenziata).
Inoltre è prevista una modifica del sistema di incenerimento a due
poli (Cagliari e Sassari) scelto dalla Regione Sardegna con il piano
del 2008, con la cancellazione del polo di Sassari e la sua
sostituzione con il nuovo secondo polo di Tossilo. L’impiantistica
di incenerimento potrà quindi trattare 200.000 t/anno di secco
residuo (Cagliari 140.000 t/anno, Tossilo 60.000 t/anno), e lo stesso
inceneritore di Tossilo potrà essere eventualmente dismesso dopo il
2030, vale a dire tra 15 anni, un tempo che certamente non è né
“breve”, né tantomeno salubre.
L’incongruità delle scelte operate nell’aggiornamento si leggono
sin da questi pochi dati, che ci parlano di un’impiantistica di
incenerimento sovrabbondante già dal 2020 rispetto alle quantità di
rifiuti da incenerire e di una previsione fortemente sbilanciata a
favore dell’incenerimento del secco residuo piuttosto che del
recupero di materia, sempre possibile anche con una RD dell’80%.
L’aggiornamento del Piano, pubblicato lo stesso giorno dell’udienza
al Consiglio di Stato che ha accolto la sospensiva delle sentenze del
TAR, è attualmente sotto procedura di assoggettabilità a VAS
(Valutazione Ambientale Strategica) prima ancora di essere stato
sottoposto ad una sua discussione/valutazione da parte della politica
(locale e regionale) e dei cittadini, in contrasto con quanto
previsto dalla normativa comunitaria (Direttiva 2011/92/UE,
convenzione di Aarhus) e nazionale che garantiscono la
partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla
giustizia in materia ambientale, ribadendo che lo stesso
pubblico debba essere consultato il prima possibile nell’ambito
delle procedure.
Nessuna consultazione è stata fatta, a quanto ci risulta, neanche
delle Amministrazioni locali, tra le quali in primis ci sarebbero
dovute essere quelle del Marghine.
Dal documento sottoposto ad assoggettabilità a VAS si desume invece
che gli stessi estensori del Piano, tutti rigorosamente filo
inceneritoristi di vecchia data e in buona parte responsabili in
qualche modo di diversi atti già giudicati illegittimi dalle
sentenze del TAR Sardegna, ritengono che l’aggiornamento del Piano
non debba essere sottoposto a VAS, aprendo così un percorso
amministrativo che né la Giunta regionale, né il Consiglio
regionale, né tantomeno i Comuni e i cittadini potranno contestare
anche con proposte alternative all’incenerimento, come già
accaduto.
Sappiamo che la prima riunione sulla procedura aperta per
l’aggiornamento del Piano sarà riservata esclusivamente agli enti
(province ed enti strumentali della regione) che niente hanno a che
fare con le decisioni e le scelte politiche da effettuarsi nel
territorio e si terrà il 2 novembre, il giorno dei morti.
Sarà anche questo un segnale?
Il Comitato Non Bruciamoci il Futuro e l’Associazione Zero Waste
Sardegna, mantenendo l’impegno di resistere anche all’ordinanza
del Consiglio di Stato, rivolgono un appello ai consiglieri regionali
e a tutti i Comuni della Sardegna e in particolare a quelli del
Marghine e della provincia di Nuoro, affinché respingano le scelte
incongruenti, palesemente sbilanciate nei confronti del nuovo
inceneritore di Tossilo e anche squilibrate rispetto alla
potenzialità di incenerimento prevista, e che non tengono conto
delle alternative all’incenerimento, oramai già consolidate e
disponibili.
L’appello è rivolto anche a tutti i cittadini affinché pretendano
dalle proprie amministrazioni comunali un intervento, anche con
propri deliberati, sulle scelte previste nel proprio territorio sulla
gestione dei rifiuti e su altro. Tali scelte devono assicurare non
solo la tutela della salute e la salubrità del territorio, ma
devono anche rappresentare il risultato di una proficua
partecipazione di cittadini e di proposte alternative.
Macomer, 23 ottobre 2016
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