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mercoledì 12 novembre 2014

Mozione sulla moratoria dell'incenerimento dei rifiuti

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURA


MOZIONE ARBAU - COCCO D. - USULA- SALE – LAI - AZARA – BUSIA - LEDDA – PERRA – PIZZUTO, in merito alla necessità di una moratoria delle attività di termovalorizzazione e termodistruzione dei rifiuti.


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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO CHE:
  • il VII° Programma d’azione per l’ambiente, approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio con la decisione pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L. 354 del 28 dicembre 2013, definisce un quadro generale per le politiche europee da seguire in materia ambientale fino al 2020, evidenziando che la piena attuazione della legislazione dell’Unione sui rifiuti consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l’anno, di aumentare il fatturato annuo dell’Unione di 42 miliardi di euro nel settore della gestione e del riciclaggio dei rifiuti e di creare oltre 400.000 posti di lavoro entro il 2020;
  • trasformare i rifiuti in una risorsa, come invocato nel quadro della tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, richiede una piena applicazione in tutti i Paesi membri della legislazione unionale, basata su un’applicazione rigorosa della gerarchia dei rifiuti e che ne disciplini i diversi tipi. Per raggiungere gli obiettivi di efficienza nell’uso delle risorse, è necessario che il recupero energetico sia limitato ai materiali non riciclabili, come già previsto dalla Direttiva quadro 2008/98/CE sui rifiuti;

EVIDENZIATO CHE:
  • l'incenerimento è la tecnologia di gestione dei rifiuti che, a fronte del più alto impatto ambientale, maggior spreco di materiali riutilizzabili, più alti costi di costruzione ed esercizio, tempi di messa in opera più lunghi, comporta la minore ricaduta occupazionale;
  • in Italia gli inceneritori sono finanziati con soldi pubblici in quanto equiparati alle energie rinnovabili (7 per cento della bolletta ENEL), ma, senza i contributi pubblici, gli inceneritori sarebbero antieconomici e quindi non verrebbero costruiti;

CONSTATATO CHE:
  • gli impianti di incenerimento necessitano di grandi quantitativi di rifiuti per essere redditizi, sono in antitesi alla logica del “recupero di materia” e rischiano anche di trovarsi nella necessità di attrarre rifiuti da fuori regione;
  • molti Paesi del Nord Europa come l’Olanda, la Svezia, la Norvegia e la Danimarca hanno un problema di “over capacity”, di sovradimensionamento di questi impianti costruiti 10 anni fa e pensati allo scopo di bruciare grosse quantità di rifiuti, ma che con la raccolta differenziata e il riciclo che avanzano si trovano ad avere poco “combustibile” per essere alimentati e hanno necessità di importarli da altri Paesi;
  • negli USA e in Germania gli inceneritori non vengono più realizzati, sono stati sostituiti dalla raccolta differenziata spinta e con impianti di Trattamento Bio-Meccanico dei rifiuti. Gli inceneritori sono ormai un retaggio prospettato quasi esclusivamente nei paesi in via di sviluppo;
  • il Consiglio Regionale della Lombardia, la regione italiana col maggior numero di inceneritori, nel dicembre 2013 ha approvato una risoluzione che prevede la dismissione di parte del parco inceneritori, stante il forte squilibrio previsto nel prossimo futuro tra la capacità di incenerimento presente nella regione e la produzione lombarda di rifiuti urbani residui;

ATTESO CHE:
  • la Direttiva quadro 2008/98/CE, indica la scala delle priorità nella gestione dei rifiuti e afferma come prioritaria “la preparazione per il riutilizzo, il riciclo”, per cui, all’interno del recupero diverso dal riciclo, va privilegiato il recupero di materia rispetto al recupero di energia;
  • tale scala gerarchica è già recepita nella normativa italiana con la modifica dell'art. 179 del D.Lgs n. 152/2006 operata dal D.lgs n. 295/2010;
  • lo stesso Sesto Programma di Azione per l’ambiente della UE, prevede la riduzione della produzione dei rifiuti del 20 per cento al 2020 e del 50 per cento al 2050 rispetto alla produzione del 2000, stabilendo inoltre la sostituzione di tutti i termovalorizzatori in attività in Europa con impianti di riciclo completo entro il 2020;

CONSIDERATO CHE:
  • la produzione dei rifiuti in Sardegna dovrà pertanto attestarsi nel 2020 ad un massimo di 632.000 t/anno (20 per cento in meno dei 791.234 di rifiuti prodotti nel 2000), con una raccolta differenziata che necessariamente dovrà superare il 65 per cento e la possibilità concreta di poter adottare sistemi innovativi di recupero di materia già disponibili;
  • tali dati confermano non solo l’inutilità delle piattaforme di incenerimento in Sardegna, i cui rifiuti costituiscono appena il 2,5 per cento di quelli prodotti a livello nazionale, ma anche l’obsolescenza del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti che risulta ampiamente superato poiché si fonda su dati di produzione dei rifiuti che non rispondono più alla realtà sarda e alle previsioni del breve e del medio periodo;

RIMARCATO CHE la soluzione complessiva del problema dello smaltimento dei rifiuti non è riducibile alla scelta del singolo tipo di impianto e della sua localizzazione, ma semmai essa deve consistere nell'elaborazione di un piano strategico, integrato e più ampio che punti nel medio termine all'obiettivo "rifiuti zero", inteso come graduale azzeramento dei rifiuti inviati a discarica e a incenerimento;
IMPEGNA


il Presidente della Regione e la Giunta Regionale
a porre in essere tutti i provvedimenti necessari al fine di attuare una moratoria in cinque anni          dell'attività di termovalorizzazione e di termodistruzione dei rifiuti, da realizzarsi nella misura del 20 per cento all'anno per ogni anno a decorrere dal 1° gennaio 2015 sino al 31 dicembre 2019;
  1. ad avviare la rielaborazione del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti al fine di recepire le gerarchie stabilite dalla Direttiva 2008/98/CE e dal D.lgs n. 295/2010, privilegiando la raccolta differenziata, il recupero e il riciclo dei materiali post-consumo, e prevedendo a tale scopo la realizzazione di Centri di Riciclo, prioritariamente negli stessi siti che attualmente ospitano gli impianti di termodistruzione e termovalorizzazione che andranno gradualmente dismessi;
  2. a non concedere autorizzazioni alla costruzione e all'esercizio di impianti di termodistruzione e termovalorizzazione, ne al potenziamento degli inceneritori già esistenti, compresi quelli dotati di qualsivoglia forma di "recupero energetico";
  3. ad assicurare il reimpiego dei lavoratori attualmente impiegati presso gli impianti di termodistruzione e di termovalorizzazione dei rifiuti, nelle attività dei Centri di Riciclo che saranno realizzati per andare gradualmente a sostituire gli impianti di termodistruzione e termovalorizzazione.

Cagliari, 11 novembre 2014

F.to
ARBAU
COCCO D.
USULA
SALE
AZARA
BUSIA
LAI
LEDDA
PERRA
PIZZUTO


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